De Laurentiis, Galliani e Percassi nel mirino della Procura di Napoli. Trema la Serie A

Ci sono importantissimi nella nuova inchiesta della Procura di Napoli, sulla Serie a e le false fatture, spicca quello di De Laurentiis, ma non c’è solo il presidente del Napoli coinvolto.

L’ipotesi è di ‘utilizzo di false fatturazioni’. La Serie A continua ad essere nell’occhio del ciclone, dopo la Juventus ora tocca ad altri importantissimi club italiani e i nomi coinvolti nell’inchiesta della Procura di Napoli sono di primissimo piano.

Aurelio De Laurentiis dubbioso
Aurelio De Laurentiis presidente del Napoli (foto LaPresse)

Lo rivela il quotidiano ‘Il Mattino’, che riporta nuovi dettagli di un’indagine ricca di nomi noti del calcio italiano. Vanno però fatte alcune puntualizzazioni. Le società vanno ritenute vittime di un sistema distorto, organizzato a tavolino, stando sempre ai  pm.

La Serie A trema: coinvolti nomi pesantissimi

Il primo nome che salta all’occhio è quello di Aurelio De Laurentiis. Per il presidente del Napoli La Procura ha chiesto una condanna a un anno di reclusione, così come per Antonio Percassi, numero uno dell’Atalanta. Entrambi accusati di presunte operazioni inesistenti. Legate alla compravendita di alcuni giocatori.

Adriano Galliani dubbioso
Adriano Galliani amministratore delegato del Monza (foto LaPresse)

Tra i soggetti toccati dalle richieste avanzate dai pm De Simone e Capuano c’è anche l’ex dirigente del Milan e oggi amministratore delegato del Monza, Adriano Galliani. Anche per il ‘Condor’ sono stati chiesti un anno e un mese di reclusione. Nell’operazione della Procura di Napoli è finito anche Alessandro Moggi. La richiesta in questo caso è più salata: 2 anni e 8 mesi.

Diversa, invece, la posizione di altri dirigenti e presidenti dei club di Serie A. Come il presidente della Lazio Claudio Lotito. O l’ex patron della Fiorentina Andrea Della Valle e Luca Campedelli, ex presidente del Chievo Verona. In questo caso sono state fatte valutazioni differenti.

Come venivano messe in piedi le operazioni fittizie

L’accusa della procura è stata montana in base alla triangolazione che si veniva a creare tra la società che intendeva acquistare un calciatore, il giocatore stesso e il suo procuratore. Fino al giorno prima della firma del contratto, l’agente era manager del calciatore, ma al momento della stipulazione assumeva le vesti di consulente del club che acquistava il cartellino e le prestazioni dell’atleta.

Una mossa che, stando all’accusa, permetteva di abbattere i costi di stipendio per il proprio procuratore, facendo ricadere il netto dell’operazione sulle casse della società sportiva. Operazioni fittizie per la Procura. Sotto i riflettori sono finiti i bilanci che vanno dal 2013 al 2014, mentre per le vicende degli anni precedenti è scattata la prescrizione.