Il commento al termine della sfida casalinga con la Juve e dopo 51 gare stagionali. Una squadra che ha mostrato talento, ma che poi, sembra sempre perdersi sul più bello
Il pareggio della Lazio realizzato in pieno recupero nel big match contro la Juventus e grazie ad una deviazione ravvicinata di Matias Vecino, tiene ancora in corsa i biancocelesti per l’obiettivo europeo. A due giornate dalla fine del campionato e in attesa di conoscere il responso dello scontro diretto tra Atalanta e Roma (che si disputerà domani sera a Bergamo), Lazio e Juventus, restano appaiate al quarto posto in classifica.
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Ma il mancato successo contro i bianconeri nella gara disputata allo stadio olimpico lascia i biancocelesti di Marco Baroni alle spalle degli uomini di Tudor, in virtù dello scontro diretto della gara di andata e rappresenta una grande fonte di rimpianto per tutti i tifosi. Anche alla luce del calendario che vedrà impegnati i biancocelesti negli ultimi due incontri (Inter e Lecce) e i bianconeri (Udinese e Venezia).
La Lazio è come Mauro Repetto: “Manca sempre qualcosa…”
A 180 minuti dalla fine del campionato è possibile tracciare una linea e fare un bilancio, seppur ancora parziale e chiaramente condizionato dai risultati che andranno in scena nelle prossime due sfide, della stagione biancoceleste. Contrassegnata da continui alti e bassi; da importanti e prestigiosi successi e svarioni improvvisi. Ma soprattutto, da una costante che si ripete nel tempo. Quella sensazione che manchi sempre qualcosa per completare quanto di buono era stato precedentemente fatto. La squadra si perde sempre sul più bello: quando manca pochissimo per provare a spiccare il volo.

La stagione della Lazio può essere accostata ad uno dei momenti più iconici della serie televisiva che nel corso dell’ultimo anno ha fatto riscontrare i numeri più alti di ascolto in Italia: “Hanno ucciso l’uomo ragno”, il racconto sulla nascita e la crescita degli 883, un gruppo che ha fatto la storia della musica leggera italiana. In una delle prime puntate viene raccontata la storia di uno dei due fondatori: Mauro Repetto, al quale, “mancava sempre tanto così per emergere”. Lo si vedeva sul campo di gioco dribblare quattro uomini e poi sbagliare davanti alla porta; fare un provino in cui stupiva tutti, ma poi sbagliava la posa finale, o nelle interrogazioni andare bene e poi bloccarsi sul più bello.
Lazio, ora bisogna trovare Max Pezzali per colmare quel “tanto così”
Allenatori, insegnanti, manager, dicevano sempre la stessa cosa: “Ha talento, ma gli manca tanto così per fare il salto”. Frase che si può tranquillamente accostare alla Lazio di quest’anno. Una squadra capace di esprimere un gran bel gioco, ma poi di perdersi, di fare imprese in trasferta e rovinare tutto nelle gare in casa, di creare una mole di gioco impressionante e rovinare tutto per una distrazione; di giocare gare belle e intense (il derby di ritorno, la sfida con il Bodo Glimt all’Olimpico, Lazio-Juve) ma di sciupare tutto per un episodio.Insomma, come Repetto, anche alla Lazio “manca un tanto così per fare il salto” e raggiungere i propri obiettivi. Un vero peccato. Segnare tre gol al Bodo Glimt e poi uscire dall’Europa League rappresenterà un grande rimpianto, come quello di non essere riusciti a godere appieno delle straordinarie rimonte con Parma (squadra capace di segnare due gol in sette minuti) e Juventus (in dieci minuti un gol, un palo e un rigore prima concesso e poi tolto). Senza dimenticare il finale di Lazio-Fiorentina (gol e palo nel recupero) o il derby di ritorno, dominato ma pareggiato.

Nella serie tv Repetto colmò “quel tanto così”, unendo le proprie forze con Max Pezzali. La spertanza è che, chi avrà il compito di studiare la Lazio del futuro, sappia perfettamente dove e come muoversi. Gli uomini da cui ripartire e quelli che dovranno arrivare per regalare ad una squadra che ha mostrato di avere qualità (come Repetto), quello che manca davvero per il definito e completo salto di qualità.