Accadde+oggi.+14+maggio+2000%2C+la+Lazio+%C3%A8+Campione+d%26%238217%3BItalia%3A+un+giorno+oltre+il+sogno
lalaziocom
/2025/05/14/14-maggio-2000-la-lazio-e-campione-ditalia-un-giorno-oltre-il-sogno/amp/
Site icon LaLazio.com

Accadde oggi. 14 maggio 2000, la Lazio è Campione d’Italia: un giorno oltre il sogno

Una giornata che resterà scolpita per sempre nella storia del calcio per come si è deciso alla fine uno scudetto che a Roma sponda Lazio si attendeva da troppi anni

Potrebbe essere facile raccontare l’apoteosi di una squadra che arriva a vincere nella maniera più inaspettata uno scudetto strameritato, che sembrava oramai quasi irraggiungibile. Invece per descrivere tutto quello che è accaduto quella domenica pomeriggio, di esattamente venticinque anni fa, non basterebbe la sceneggiatura di un film, perchè probabilmente neanche a Hollywood avrebbero potuto creare una situazione di pathos, di attesa, di adrenalina dilagante, in quello che non era più uno stadio di calcio, ma un’enorme seduta spiritica con 50mila persone appese a una voce che arrivava tramite una radio da un’altra città.

14 maggio 2000, la Lazio è Campione d’Italia: un giorno oltre il sogno – LaLazio.com

Ma come fai a spiegare certe sensazioni

E poi dicono che è solo un gioco. Ma come è possibile raccontare la passione per un qualcosa di astratto, per un ideale, per una bandiera, per dei colori, per una storia che giorno dopo giorno, anno dopo anno, partita dopo partita, campionato dopo campionato, ti accompagna e ti scandisce lo scorrere della vita. Come fai a spiegare la sensazione che provi quando entri nello stadio, il tuo stadio, perchè lo frequenti da quando sei piccolo, prima mano nella mano con il tuo papà, poi con i tuoi amici, poi con colei che diventerà tua moglie.

Ma come fai a spiegare certe sensazioni – LaLazio.com – Ansa foto

E poi tu che dai la mano ai tuoi di figli, e sai che quello potrebbe essere IL GIORNO, ma non osi neanche pensarci, perchè la delusione dell’anno prima la senti ancora addosso e fa ancora male. Sai che potrebbe accadere di nuovo, ma appunto quella passione ti spinge a sfidare ancora la sorte e non puoi mancare all’appuntamento con il destino. Il 14 maggio del 2000 oltre 50mila persone hanno un appuntamento con il destino, con la storia. La Lazio di Sven Goran Eriksson, dopo una clamorosa rimonta, è a due punti dal sogno, ancora due punti da rimontare, ma tutti allo stadio sanno che non dipende soltanto da loro, la Juventus non è squadra che molli l’osso proprio sul traguardo.

La partita è una formalità

I biancocelesti devono battere la Reggina praticamente già retrocessa e poi sperare nel miracolo da Perugia, dove la squadra di Carlo Mazzone deve almeno pareggiare per portare all’assegnazione dello scudetto con uno spareggio, evento successo soltanto una volta nella storia della Serie A. Per i biancocelesti in stato di grazia il pomeriggio è una formalità, un 2-0 netto già alla fine del primo tempo non lascia scampo agli amaranto calabresi, mentre a Perugia, dopo che la prima frazione è terminata a reti bianche, all’improvviso si scatena un nubifragio che impedisce di ricominciare la partita.

La partita è una formalità – LaLazio.com

All’Olimpico, per la giusta contemporaneità, si attende che anche allo stadio Curi si possa riprendere a giocare, ma la pioggia non molla e allora Mihajlovic e compagni riprendono comunque la partita e chiudono la pratica siglando il terzo gol del definitivo 3-0. Al fischio finale di Roma la gente è disorientata, a Perugia devono ancora tornare in campo, la pioggia è cessata come d’incanto, ma è necessario attendere ancora che il campo assorba tutta l’acqua caduta. Quando l’arbitro Collina fa riprendere il gioco per disputare il secondo tempo sono passati esattamente 45 minuti dalla sospensione e all’Olimpico inizia un terzo tempo che è difficile anche da raccontare.

Una seduta spiritica collettiva

La gente laziale non si è mossa dagli spalti in attesa di capire cosa stesse accadendo a Perugia. C’è stata la classica invasione di campo di fine stagione, qualche migliaio di persone si è riversato sull’erba del campo da gioco, tutti gli altri sono regolarmente seduti ai propri posti, nessuno è voluto uscire. In quel preciso istante cominciava per la gente laziale sugli spalti dello stadio Olimpico una grande seduta spiritica, un “terzo” tempo mai visto prima, tutti immobili al proprio posto incollati alla radiolina per ascoltare l’esito della partita di Perugia, che andava a ricominciare. Dopo pochi minuti il gol di Calori comincia a far materializzare il miracolo. Gli ultimi 5 minuti della radiocronaca di Riccardo Cucchi da Perugia vengono trasmessi in diretta dagli altoparlanti dell’ Olimpico, l’angosciosa attesa, se possibile, fa aumentare ancora di più le palpitazioni dei tifosi. Fino al fischio finale di Collina e l’inizio dell’apoteosi.

Solo chi quel giorno ha atteso, sperato, pregato e alla fine pianto di gioia, potrà mai capire cosa è stato quel pomeriggio sugli spalti dell’Olimpico. Nessuno potrà mai dimenticare il proprio vicino di posto, l’amico, la ragazza, il figlio che quel giorno erano lì con lui. Tu chiamale se vuoi…emozioni, cantava Lucio Battisti. Ricordare quella giornata incredibile significa risentire il brivido sulla pelle, il sapore dolce amaro della lacrima che torna a scendere, significa sentire ancora quella passione dentro. E poi dicono che è solo un gioco.

Exit mobile version