I fatti, le partite e i momenti più rappresentativi vissuti dalla Lazio nella sua storia il 17 maggio: giorno in cui i biancocelesti festeggiano il ritorno in Champions League
La speranza è che il racconto di questa gara, disputata ormai ventidue anni fa, possa essere da buon auspicio per la sfida di domani contro l’Inter: oggi, come ieri, la Lazio si gioca una qualificazione nell’Europa che conta. Tra la Lazio di Marco Baroni, che affronterà i nerazzurri a San Siro, e la squadra guidata da Roberto Mancini nella stagione 2002-03, esistono molte similitudini. Al netto del differente valore dei calciatori in rosa.

Difficile fare un paragone: quella era la Lazio di Stam, Mihajlovic, Couto, Fiore, Corradi, Peruzzi. Ma anche alla vigilia di quella stagione, erano in pochi a credere nelle possibilità di quella squadra. Come quest’estate, anche quella Lazio aveva perso numerosi big (Nesta e Crespo lasciarono la capitale, così come Immobile, Luis Alberto e Felipe Anderson), si affidò ad un tecnico sul quale erano in pochi a scommettere (Mancini all’esordio era accompagnato dallo stesso scetticismo dedicato a Baroni) e anche quella formazione (così come è accaduto quest’anno, con l’esplosione di Rovella, Guendouzi, Isaksen e Castellanos), si resse grazie al riscatto dei calciatori acquistati l’anno precedente e che per una stagione intera avevano deluso (Fiore, Cesar, Liverani, Giannichedda ecc.).
17 maggio 2003, la Lazio torna in Champions League
Ma la Lazio di Roberto Mancini fu capace di stupire tutti, regalando un calcio bello, divertente e spettacolare. I biancocelesti restarono ad un passo dal vertice della classifica e per larghi tratti fecero stropicciare gli occhi di tifosi e addetti ai lavori. Il tecnico forgiò un gruppo unico, la cosiddetta “Banda Mancini”, che divertiva e si divertiva in campo. Il 17 maggio, sconfiggendo il Brescia di Roberto Baggio e del futuro diesse biancoceleste Igli Tare, la Lazio guadagnò con un turno d’anticipo la qualificazione matematica alla Champions League. Ma la gara fu tutt’altro che semplice.

Bloccata dall’emozione, la squadra faticò a mettersi in luce e subì un gol (meraviglioso) di Roberto Baggio, che con un tocco di prima, superò Peruzzi, gelando l’Olimpico. Ma proprio quando i biancocelesti sembravano incapaci di reagire, arriva la reazione: Sinisa Mihajlovic si prende la responsabilità di calciare un rigore pesantissimo. L’ultimo, lo aveva fallito nel derby di andata. Il difensore serbo non si lascia intimorire, prende il pallone e scarica alle spalle di Sereni tutte le ansie dei 60.000 dell’Olimpico.
E’ una rete che scuote la Lazio, che prima dell’intervallo trova anche il raddoppio: Claudio Lopez ruba palla ad un difesnore e serve Cesar, che da sottomisura insacca. L’Olimpico esplode. Nella ripresa, le parti si invertono: Cesar si invola nella metàcampo avversaria e serve el “Pjoio”, che davanti a Sereni non sbaglia: 3-1 e Lazio in Champions League.