Pedro guida la Lazio in una sfida cruciale contro l’Inter con la sua esperienza e capacità di incidere nei momenti decisivi
A volte basta un singolo giocatore per dare la svolta a una stagione, per mantenere vivo un sogno che altrimenti rischia di sfumare. Un giocatore capace di riportare la speranza, prima con un sinistro secco sotto porta, poi con un colpo di testa da fuoriclasse. Pedro – come riportato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport – è diventato il filo rosso che ha ricucito la stagione della Lazio, con la serenità e la classe dei grandi.

Se domenica sera la Lazio affronterà l’Inter con ancora la possibilità di puntare all’Europa, lo deve anche e soprattutto a lui. A quella doppietta contro il Parma, a quei due guizzi che sono arrivati nel momento in cui sembrava che tutto fosse ormai perduto. Un campione, già leggenda, che ha imparato a scegliere il momento giusto per fare la differenza.
Non partendo titolare, ma sempre pronto a dare il suo apporto. Lo dicono i numeri, lo conferma il campo: otto gol in campionato, uno in meno rispetto al suo record personale in Serie A (nove nel 2021/22), sette dei quali arrivati da subentrato. È lui, il re della panchina.
In tutta Europa, nei cinque grandi campionati, solo Alexander Sørloth ha fatto meglio. Pedro è diventato un jolly di lusso da usare nelle situazioni più delicate: un’arma tattica, un simbolo di affidabilità, un giocatore che, pur entrando al minuto 70, è subito in partita.
Pedro vuole chiudere in bellezza
Ha segnato e servito assist da subentrato tre volte nei top 5 campionati europei: l’ultima proprio contro l’Inter, il 26 agosto 2022. A San Siro, questa sera, tornerà da protagonista, probabilmente titolare, vista la squalifica di Zaccagni. Un nuovo ruolo per il campione che non smette di incidere. In questa stagione ha già messo a segno due doppiette: contro Monza e Parma.

Una sola volta in carriera, nei principali campionati europei, aveva fatto meglio: nel 2013/14, con il Barcellona, firmò tre doppiette. Oggi, Pedro è l’uomo a cui la Lazio si affida nei momenti di difficoltà, quando c’è bisogno di qualcuno capace di togliere le castagne dal fuoco. Non è più quello di vent’anni fa, è normale. Ma la classe non si dimentica, così come la capacità di leggere la partita.
Sa quando rallentare, quando accelerare, quando prendere in mano la squadra. E sa ancora come far male. Baroni lo stima e lo gestisce con rispetto, tenendolo sempre nel vivo delle rotazioni. Ma ora, con la Champions League che è ancora lì, distante ma possibile, la Lazio ha bisogno del miglior Pedro. Di nuovo.
Il match di San Siro arriva nel momento perfetto. Perché Pedro ha ancora tanto da dare. E ha la voglia di chiudere in bellezza una stagione che, tra alti e bassi, vede ancora la Lazio in corsa per il suo obiettivo. Vuole riuscirci, anche se ha già quasi 500 presenze nei cinque maggiori campionati europei (497, per la precisione), e ha già vinto tutto: Champions, Mondiale, Europeo e chi più ne ha più ne metta.
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La Lazio si affida a lui. San Siro lo conosce bene, e lui conosce bene San Siro. Ha già colpito l’Inter, e sa come farlo di nuovo. Un gol lo separa dal suo record stagionale. Un’altra notte lo aspetta. L’ultima curva della corsa europea passa anche dai suoi piedi. E se c’è un uomo che può accendere la luce nel buio di San Siro, quello è Pedro.