Tutte le scelte che il club non ha digerito e che portano a serie riflessioni. Il tecnico Baroni è in bilico: ecco l’elenco delle decisioni che lasciano dubbi
“Dobbiamo sicuramente parlare con la società, prima bisognava pensare a questa partita importante e che invece abbiamo sbagliato. Ora faremo tutte le valutazioni. A parte questo match comunque il gruppo mi ha dato soffisfazione ed è cresciuto, se devo fare un appunto a qualcuno lo faccio a me stesso”. Al termine di Lazio-Lecce, il tecnico biancoceleste Marco Baroni ha scelto la strada dell’autocritica. La Lazio ha chiuso tra i fischi incessanti dello stadio Olimpico. Contro i salentini, rimasti in dieci per tutta la ripresa, la Lazio è stata incapace di andare a segno e di ottenere almeno un pareggio. Che sarebbe servito per la Conference League.
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Baroni era stato scelto per migliorare il risultato dello scorso anno e per iniziare un nuovo ciclo. Ma rispetto ai risultati ottenuti dalla coppia Sarri-Tudor, che si era alternata alla guida del club nella scorsa stagione, la situazione non è cambiata. La Lazio era ed è rimasta settima. Con una differenza sostanziale: alla luce del ranking europeo e della Coppa Italia (che premiò la Juve, qualificata in campionato in Champions), la settima posizione portò i biancocelesti in Europa League. Quest’anno il club resta all’asciutto.
Baroni in bilico: un anno a due facce: le scelte che fanno discutere
Un anno a due facce: la Lazio ha chiuso la sua avventura europea con lo smacco dell’eliminazione casalinga ad opera del Bodo Glimt. Una delusione cocente, davanti al proprio pubblico. La stagione della Lazio rischia di essere ricordata come quella delle occasioni gettate al vento: in Europa i biancocelesti erano ad un passo dalle semifinali, e sono riusciti a gettare tutto alle ortiche, contro un avversario decisamente alla portata. In campionato la situazione si è ripetuta. Dopo un ottimo girone d’andata, la squadra è crollata nel finale, chiudendo con un misero settimo posto in classifica.

Quali sono le responsabilità maggiori che si possono attribuire all’allenatore? Baroni era stato protagonista di un cammino esaltante fino a gennaio. Alternando i giocatori e tenendo tutti sullo stesso piano, aveva valorizzato i titolari e dato importanza alle alternative (basta leggere i numeri dei vari Pellegrini, Tchaouna, Noslin, Dele Bashiru, Pedro e Vecino). Da febbraio in poi la situazione è cambiata. Il minutaggio tra i titolari e le alternative è eloquente: alcuni dei calciatori più utilizzati sono stati letteralmente spremuti e il loro rendimento è crollato (Isaksen, Zaccagni, Guendouzi e Rovella hanno finito in riserva).
L’esclusione di Pellegrini e la gestione di Castellanos
Assolutamente inspiegabile è stata poi la scelta fatta a febbraio di escludere Luca Pellegrini dalla lista campionato. Una decisione arrivata dopo l’infortunio di Hysaj a Cagliari. Quando il tecnico ha deciso di rinunciare al terzino romano, sapeva perfettamente che per il mese successivo nn avrebbe potuto contare sull’albanese e che i terzini rimasti a disposizione erano solo tre: Lazzari (che si trascinava problemi), Marusic e Nuno Tavares. Il portoghese, che fino ad allora era stato gestito, ha giocato sette gare consecutive in 39 giorni. Con i risultati che tutti hanno potuto constatare.

Nuno Tavares si è fermato ripetutamente, Pellegrini è stato chiamato frettolosamente a rientrare in campo (dopo otto gare di campionato in cui è rimasto in castigo) e la squadra ha perso punti e qualità. Situazione grottesca, alla quale si aggiunge la gestione dei recuperi dagli infortuni: Castellanos si è infortunato il 15 febbraio, giorno di Lazio-Napoli: l’argentino si fermò per un problema all’adduttore e il suo rientro in campo era stato previsto almeno 35 giorni dopo. Dopo 28 giorni venne schierato in campo e dal primo minuto (in evidente ritardo di condizione), contro il Viktoria Plzen. Risultato? Nuovo ko e giocatore costretto ad un nuovo mese di stop.
Castellanos scelto come rigorista e il cammino interno
A Baroni viene poi imputata anche la scelta di puntare su Castellanos come quinto rigorista nella sfida con il Bodo Glimt. L’argentino era stato colpito da crampi e si trascinava in campo. Per tutti i due tempi supplementari, la Lazio (che aveva esaurito i cambi) ha giocato con un uomo in meno. Come è stato possibile inserirlo nell’elenco dei tiratori dagli undici metri ed assegnargli il quinto e decisivo rigore?

Da brividi poi, il cammino casalingo della Lazio: nel girone di ritorno la squadra ha vinto solo una gara davanti al proprio pubblico: contro il Monza che viaggava a febbraio già verso la retrocessione. Come è stato possibile non capire che (nelle gare casalinghe) era necessario trovare delle accortezze e cambiare modo di giocare? La Lazio si è incartata su se stessa: in alcune trasferte Baroni ha provato a trovare un assetto più equilibrato (inserendo Marusic davanti o un centrocampista dietro le punte). In casa, a parte il derby (con Dele Bashiru) e nella sfida con la Juve, ha sempre provato (senza ottenere risultati) a giocarsela con quattro attaccanti.
Belahyane migliore in campo a Bergamo: da quel giorno ha giocato sedici minuti
Poco comprensibile è anche la scelta di lasciare in naftalina l’unico acquisto del mercato di gennaio: Belahyane. Per mesi il tecnico aspettava un rinforzo a centrocampo, che permettesse di far rifiatare Guendouzi e Rovella. Quando lo ha avuto, non lo ha mai preso in considerazione. A Bergamo Belahyane ha sostituito lo squalificato Guendouzi.

Questa è stata la sua pagella al termine della gara: “Belahyane 7,5: Palloni recuperati in quantità industriale e giocati sempre con la giusta misura. Padrone del centrocampo, forma con Rovella una coppia super, facendo aumentare il rammarico per i pochi minuti giocati fin qui”. Da quel momento in poi, nelle restanti sette gare di campionato, ha giocato 16 minuti. Come è stato possibile non tenerlo minimamente in considerazione ed aver portato Guendouzi e Rovella a terminare la stagione con il fiato corto? Interrogativi che hanno alimentato i dubbi sull’operato dell’allenatore. Oggi sempre più in bilico.