Sarri-Lazio, l’atto secondo di un amore che non si è mai spento

La Lazio ritrova Sarri: 137 panchine, 65 vittorie, un legame unico. Ora si riparte per scrivere un nuovo capitolo tra sarrismo e lazialità

Il Comandante è pronto a riprendersi la rotta, a rimettersi al timone. Dopo poco più di un anno di distacco, la Lazio ritrova Maurizio Sarri sulla sua panchina. Un tecnico che – come riportato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport – ha saputo entrare nel cuore della gente perché, prima ancora, è stato lui ad accogliere dentro sé il cuore di un popolo.

Maurizio Sarri
Sarri-Lazio, l’atto secondo di un amore che non si è mai spento (Ansa Foto) – Lalazio.com

Non l’ha mai nascosto: “Quello laziale – disse durante la sua prima cena di Natale in biancoceleste – è un grande popolo. La civiltà con cui ti parla non l’ho vista da nessun’altra parte. Qui mi è tornata la voglia di allenare. La Lazio ti entra dentro. All’esterno viene descritta diversamente. Ma sono io a dover ringraziare i tifosi, non il contrario“.

Fu amore alla prima sigaretta accesa. Un impatto forte, immediato, quasi viscerale, anche perché coincise con l’arrivo di Mourinho sull’altra sponda del Tevere. E in poco tempo arrivarono tutto: il gioco, i risultati, le vittorie nei derby, l’entusiasmo. Come se “sarrismo” e “lazialità” fossero due forze magnetiche destinate a incontrarsi.

Nel primo anno, quello della transizione dal 3-5-2 inzaghiano al suo 4-3-3 identitario, chiuse con un quinto posto. L’anno dopo si superò: secondo in classifica, miglior piazzamento dell’era Lotito, dietro solo al Napoli dei record. Una Lazio solida, seconda miglior difesa del torneo.

I numeri di Sarri con la Lazio

In totale: 137 panchine, 65 vittorie, 30 pareggi, 42 sconfitte. In Serie A: 1,7 punti di media a partita (52 successi, 22 pari, 30 ko in 104 gare). Sei derby disputati, uno solo perso. Gli ultimi quattro, senza subire neanche un gol.

Sarri con Mourinho
I numeri di Sarri con la Lazio (Ansa Foto) – Lalazio.com

E poi l’Europa, dove è già il terzo tecnico più presente nella storia della Lazio, dietro solo a Eriksson e Inzaghi. Con l’approccio più distaccato in Conference e in Europa League, ma con picchi assoluti in Champions: ottavi di finale raggiunti, vittoria sull’Atletico nella fase a gironi e poi l’impresa con il Bayern, il 14 febbraio 2024, ribaltata nel ritorno a Monaco.

Poi la flessione, i segnali di stanchezza, la sensazione di non riuscire più a incidere. Dopo la sconfitta con l’Udinese, Sarri rassegnò le dimissioni (12 marzo 2024). Un gesto lucido, senza polemiche. Qualche frizione nello spogliatoio, qualche incomprensione con la società. Ma nessun rimpianto sul legame creato.

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La sua strada e quella della Lazio erano destinate a tornare parallele. Ora si riparte. Con una rosa diversa, un contesto nuovo, ma lo stesso progetto: riportare il club ai livelli che merita. E, magari, realizzare anche quel sogno svelato durante la famosa cena del 2021: “Mi piacerebbe, prima di smettere, giocare una partita con la Lazio al Flaminio. E vorrei che quello stadio portasse il nome di Maestrelli“. Più laziale di così…

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