Accadde oggi 10 giugno: tanti auguri ad una delle ultime bandiere

I fatti, le partite, i personaggi e i momenti più importanti e significativi vissuti dalla Lazio nella sua storia il 10 di giugno. Un giorno in cui si celebra un compleanno speciale

Ci sono giocatori che staresti ad ascoltare per ore intere senza avere mai il coraggio di interromperli, tanta è la loro capacità attrattiva e la caparbietà con la quale espongono le loro opinioni. Ci sono uomini che amano seriamente il mondo del calcio, tanto da dedicargli gran parte della loro vita, cercando di migliorarsi giorno dopo giorno ed identificandosi nelle squadre di appartenenza. Angelo Gregucci ne è l’esempio più classico. “Per me il calcio è passione, amore, appartenenza verso determinati colori. Valori che purtroppo si stanno perdendo, che stanno andando a rotoli. E’ purtroppo una parte di colpa è anche la mia, e di quelli della mia generazione”.

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10 giugno
Accadde oggi 10 giugno: tanti auguri ad una delle ultime bandiere – lalazio.com

Angelo Gregucci, nato a San Giorgio Jonico in provincia di Taranto il 10 giugno del 1964 è un uomo legato a valori solidi e antichi. Ha esordito nell’anno più complicato della storia biancoceleste, quando il club venne penalizzato di nove punti a causa del secondo filone di calcio scommesse. Era l’estate del 1986, la squadra era in ritiro a Gubbio, quando ascoltò le famose parole di Eugenio Fascetti. In quel momento nacque una rincorsa disperata verso la salvezza, di una squadra capace di gettare il cuore oltre gli ostacoli e di ottenere un risultato storico.

10 giugno, tanti auguri ad Angelo Gregucci

Angelo Gregucci arriva alla Lazio nell’estate più difficile e intensa della storia biancoceleste. Il club lo acquista dall’Alessandria a traino di un’operazione ben più importante: era l’estate del 1986, il presidente della squadra Neri era in trattativa con Bocchi per acquistare il pacchetto azionario della Lazio. Nei vari incontri spuntò fuori il nome di Gregucci e quello di Sgarbossa e Camolese. Neri non riuscì ad entrare nella società, ma i tre calciatori sbarcano nella capitale. Neanche il tempo di arrivare in una grande piazza come Roma e arrivano subito i primi problemi: la sentenza di primo grado del processo sportivo che condanna la Lazio in serie C. “Non potrò mai dimenticare il giorno in cui a Gubbio, Fascetti parlò allo spogliatoio dicendo che lui sarebbe andato avanti anche in serie C. Quelle parole servirono per aggregare ulteriormente il gruppo. Io ero giovane e sarei sceso anche tra i dilettanti, pur di giocare in una squadra prestigiosa come la Lazio”, ha ricordato ai nostri microfoni.

Angelo Gregucci Lazio
10 giugno, tanti auguri ad Angelo Gregucci – lalazio.com

La Lazio parte con nove punti di penalizzazione, ma ottiene la salvezza agli spareggi di Napoli. “In quei momenti capisci cos’è la sofferenza e ti leghi alla gente che, come te, cerca di uscire da questa sorta di incantesimo. Insieme lotti per un obiettivo, senza sapere come risolvere i problemi, cercando solo di dare il massimo”. Gregucci resta alla Lazio fino all’estate del 1993, diventando capitano della squadra ed arrivando in Nazionale. “Cosa è stata la Lazio per me? La società che ha puntato su di me quando ero ancora giovanissimo e che mi ha dato la possibilità di crescere. La squadra che mi ha permesso di diventare uomo e giocatore, e per la quale ho dato anima, cuore e corpo. La società che ha cercato anche di indirizzare alcune mie scelte personali per il mio bene, sempre attraverso personaggi di spicco, come Fascetti, Oddi, o alcuni dirigenti. Uomini che lavoravano al tuo fianco e ai quali potevi sempre chiedere consiglio”.

Su tutti, tre allenatori: Fascetti, Materazzi e Zoff:Tre grandi uomini. Fascetti è stato un padre di famiglia, un tecnico che ci ha protetto da tutti i problemi. Una grandissima persona, ricca di esperienza, cultura e valori morali. Un vero e proprio punto di riferimento. Materazzi è un grande stratega, scrupoloso nel suo lavoro, capace di preparare le partite con precisione. Un perfezionista. Zoff è lo sport. Se dovessi scrivere un libro sui valori del calcio descriverei per filo e per segno la sua persona. Per Zoff non esisteva la sostituzione per perdere tempo. Dino è Dino, uno per cui la parola mollare non è mai esistita”.

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