Anche se il calciomercato scatterà ufficialmente dal 1 luglio, tutte le società sembrano già operative mentre il club di Claudio Lotito pare essere quello, come ogni anno, in difficoltà per reperire i fondi per acquistare nuovi giocatori
Archiviata la grande delusione di essere rimasta, dopo otto partecipazioni consecutive, fuori dalle competizioni europee del prossimo anno, la Lazio ha cercato subito di voltare pagina trovando l’accordo con l’ex allenatore Marco Baroni per la risoluzione del contratto e per riportare a Formello Maurizio Sarri, quindici mesi dopo che il tecnico toscano aveva rimesso il suo mandato nelle mani del presidente Lotito, lasciando il posto all’interregno di Igor Tudor.
Il Sarri bis, proprio nell’anno in cui, senza l’impegno infrasettimanale, la squadra potrà prepararsi a dovere da una settimana all’altra ogni partita, ha riportato un pizzico d’entusiasmo nell’ambiente, anche se restano troppi dubbi sulle possibilità della società di acquistare i giocatori adatti all’ex tecnico del Chelsea, per mettere in campo l’amato 433. Un mercato quindi che si presenta, come al solito, tanto complicato per la necessità di cedere per comprare.
La necessità di trovare nuove risorse
Il Sarri bis è già scattato almeno dal punto di vista formale, con l’annuncio ufficiale apparso su tutti i canali social della Lazio. Poi, nei giorni che precederanno il 14 luglio, data fissata per l’inizio del ritiro che dopo quattordici anni non vedrà la compagine biancoceleste trasferirsi ad Auronzo di Cadore, ci sarà anche la presentazione ufficiale e soltanto quel giorno potremo conoscere cosa ha spinto l’ex tecnico di Juventus e Napoli a tornare a Roma. Affetto, un attaccamento alla piazza, il sentirsi amato, la voglia di riprendere un discorso lasciato a metà, sono state sicuramente motivazioni valide, ma non certo le aspettative tecniche che la società ha potuto garantirgli sul mercato.
Nuovi paletti da rispettare, un indicatore di liquidità che blocca tutti i movimenti, la necessità prima di vendere e poi di acquistare, sempre nei limiti, sempre più bassi, di una società mai in grado di aumentare i ricavi o le risorse disponibili, hanno fino ad oggi fatto pensare tutti gli operatori di mercato a una campagna acquisti di basso profilo e tra mille difficoltà. E la gente ha ricominciato a farsi tante domande su come viene effettivamente gestita la Lazio, anche le più banali, ad esempio, ma se ci sono sempre difficoltà, perchè la Lazio da anni non ha mai avuto uno sponsor sulle maglie?
Una domanda forse senza risposta
L’ultimo contratto, firmato qualche giorno fa dalla Juventus con l’Adidas, che gli fa da sponsor tecnico, fa capire tante cose. Oltre 400 milioni di euro fino al 2037, una media di 50 milioni di euro all’anno per i prossimi dieci anni. Nessuno vuole paragonarsi alla Juventus, ma è chiaro che i 3,9 milioni di euro che la Mizuno sta garantendo alla Lazio è più o meno quello che i bianconeri guadagnano ogni mese dall’azienda tedesca. Ma è sempre meglio di niente, ad esempio da alcuni anni la società “ha scelto” di avere dallo sponsor un doppio spazio sulle divise da gioco: davanti sul petto e dietro sotto ai numeri. Nel calcio moderno, il main sponsor rappresenta una delle principali fonti di entrata per le squadre di Serie A, garantendo un afflusso economico essenziale per la sostenibilità finanziaria dei club.
Ogni club cerca di assicurarsi un partner commerciale da esibire sulla parte frontale delle proprie maglie, non solo per questioni di visibilità, ma soprattutto per i ricavi che ne derivano. Si tratta, infatti, di accordi che possono valere decine di milioni di euro a stagione. La Lazio però è l’unica delle venti società che ad esempio per la stagione passata, non aveva una scritta sulle divise. Si andava dai 41 milioni di euro dell’Inter ai 1,4 che anche il Venezia ha incassato per il ritorno in serie A. La Lazio ha ottenuto soltanto 2 milioni di euro per apporre il marchio di Aeroitalia sul retro delle maglie, sicuramente troppo poco per rendere davvero utili e fruibili i ricavi.
Una scelta precisa
Probabilmente trovare uno sponsor non è certamente una missione complicata per una qualsiasi società di calcio in Italia, ma lo potrebbe diventare se, oltre alla questione economica, quindi il giusto valore che si da alla propria società, si è interessati alla sponsorizzazione di un brand che rispetti pienamente i valori e le aspettative del club. “Sponsor? Non è facile averne uno in linea col valore effettivo del marchio e rapportato alle gerarchie che ci sono”, ha detto recentemente il presidente Lotito durante un intervento alla LUISS, chiarendo poi che “non intendo sminuire il valore del nostro marchio, tanto per avere uno sponsor: oltre al valore economico, deve esserci anche quello morale”.
Ecco che il campo si restringe molto e, campionato dopo campionato, la Lazio resta sempre quella con le divise “pulite”, che possono sicuramente piacere ai tifosi più nostalgici, che ricordano un calcio che non esiste più, ma che non aiutano la società a reperire nuove e importanti risorse. L’ultimo fu Binance nel 2022, poi andando a ritroso nel tempo si arriva alla stagione 2018-19, troppo poco per restare competitivi e al passo con i tempi.