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Svolta epocale nel calcio: ora gli arbitri sono pubblici ufficiali

Il nuovo provvedimento, inserito all’interno del DL Sport approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, prevede pene per gli episodi di aggressione nei confronti degli arbitri uguali a quelle verso un pubblico ufficiale

L’ultimo episodio è avvenuto la settimana scorsa a un torneo di bambini di 13 anni quando un padre ha pensato bene di farsi giustizia da solo nei confronti di un arbitro che, a suo dire, aveva sfavorito la squadra del figlio con decisioni contrarie, entrando nello spogliatoio per aggredirlo a calci e morsi. Episodio del tutto simile a quello accaduto a inizio giugno in Sicilia, tanto da indurre l’Aia a oscurare per qualche ora il proprio sito web con un’immagine che richiamava la non violenza. Una situazione incresciosa che andava fermata in qualche modo, e se non è servito parlare di educazione, rispetto e cultura sportiva, allora servono leggi apposite.

Svolta epocale nel calcio: ora gli arbitri sono pubblici ufficiali – LaLazio.com

Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri pomeriggio il decreto legge che mira a estendere agli arbitri lo stesso livello di protezione che il diritto penale assicura agli agenti di polizia, inserendo, quindi, all’interno del Codice penale l’impianto sanzionatorio già previsto dalla legge 401 del 1989. Il governo in pratica riconosce agli arbitri la qualifica di pubblici ufficiali del codice penale, aumentando le sanzioni per aggressioni e promuovendo progetti formativi e un osservatorio antiviolenza negli eventi sportivi.

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Una legge per fermare la violenza nel calcio

Una vera e propria svolta epocale. Una mossa studiata e approvata appositamente per arginare quella deriva di violenza, soprattutto nei campi di periferia, quelli lontani dai grandi palcoscenici calcistici, dove la passione resta la stessa soprattutto tra i protagonisti in campo, ma è più facile assistere ad aggressioni contro il direttore di gara da parte non soltanto di qualche tesserato, ma anche da chi, fuori dal campo, dovrebbe soltanto godersi una sana giornata di sport. Il Consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento che introduce nel codice penale la tutela degli arbitri, equiparandola a quella degli agenti di polizia giudiziaria.

Una legge per fermare la violenza nel calcio – LaLazio.com

Questo significa che chi aggredisce un arbitro rischia ora una pena più severa, con riferimento alle norme già previste dalla legge 401 del 1989. La legge punta a prevenire gli episodi di violenza fisica e verbale contro i fischietti durante le competizioni sportive, spesso teatro di tensioni molto accese. Ad annunciarlo è il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, in una conferenza stampa, spiegando che tutte le figure tecniche che assicurano la regolarità della competizione: “Saranno omologate, per punibilità e pene di chi li aggredisce, agli agenti di pubblica sicurezza“.

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Un provvedimento molto atteso

Il provvedimento ha l’unico obiettivo di contrastare gli assurdi e ripetuti episodi di violenza nei confronti degli arbitri, purtroppo sempre più numerosi specialmente a livello regionale e giovanile su tutto il territorio italiano, che negli ultimi anni hanno riempito le pagine di cronaca. Soltanto nel calcio ad esempio, nella stagione 2024/2025, si sono registrate in tutto 648 aggressioni, rispetto alle 528 nell’annata precedente. Attraverso questa nuova norma la figura dell’arbitro verrà equiparata a quella del pubblico ufficiale, come ad esempio gli agenti di polizia, facendo sì che gli aggressori possano ricevere pene che arrivano alla reclusione.

Un provvedimento molto atteso – LaLazio.com

Il presidente dell’AIA, l’associazione italiana arbitri, Antonio Zappi, ha espresso soddisfazione ed emozione per l’approvazione del decreto legge. Ha sottolineato come questo risultato arrivi dopo mesi di impegno politico e incontri dedicati a far conoscere questa emergenza sociale. Negli ultimi mesi si era davvero superato il limite e qualcosa andava fatto, purtroppo appelli e iniziative varie non sono servite per cambiare una tendenza che stava minando la base stessa della passione di chi decide di fare sport dall’altra parte della barricata, la misura era colma, ecco perchè è arrivata una legge ad hoc.

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