Oramai è praticamente ufficiale, il club capitolino in questa sessione di calciomercato estivo non potrà operare sul mercato perchè non è riuscita a rispettare alcuni parametri economico finanziari
Ora la situazione è seria. Da 21 anni la gestione della S.S. Lazio da parte di Claudio Lotito è oggetto di feroci critiche da parte di tutto l’ambiente biancoceleste. Un percorso virtuoso che nel 2004, anno in cui rilevò la Lazio, ha portato il risanamento del club, il suo stabilizzarsi nell’élite del calcio italiano, qualche trofeo portato a casa tra Coppe Italia e Supercoppe italiane, annate che si sono concluse con la qualificazione in Champions League e una posizione europea mantenuta comunque con una certa costanza di rendimento. Ma mai quel salto di qualità che faccia capire che il club è davvero uscito dall’emergenza e che finalmente può cominciare a investire per competere anche per traguardi più ambiziosi.
Tutto questo fino ad oggi, un brusio di sottofondo che ha sempre accompagnato la narrazione dei fatti di Lazio, legati al nome di Lotito, è diventato prima stupore, poi rabbia quando si è capito che qualcosa ora si è davvero inceppato nella rigorosa gestione della società da parte del patron biancoceleste. Il blocco del mercato in questa sessione estiva, a causa del mancato rispetto di tre parametri economici, è un pugno in pieno viso per tutti i tifosi e che ora apre scenari indefiniti dagli esiti davvero impronosticabili.
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L’indice della discordia
Claudio Lotito, dopo 21 anni di onorata gestione e di “scudetti del bilancio” sbandierati più volte è incappato nei tre parametri della discordia: indice di liquidità, indebitamento, costo del lavoro allargato. La Lazio quindi non rientra nei limiti federali per l’ammissione a operazioni di tesseramento e in questa sessione estiva, che si aprirà il prossimo 1 luglio, è impossibilitata a effettuare operazioni in entrata, almeno fino alla sessione invernale. In pratica i biancocelesti sono bloccati sul mercato. Una mazzata terribile per tutti i sostenitori biancocelesti e una rabbia pronta a esplodere soprattutto tra i sempre feroci critici dell’operato del presidente della Lazio. Si parla di una cifra di circa 100 milioni per rientrare nei parametri che impone il tanto famigerato indice di liquidità, un vero e proprio incubo per il club biancoceleste negli ultimi anni.
Formalmente l’indice di liquidità è un parametro utilizzato per determinare l’eventuale carenza finanziaria, è calcolato attraverso il rapporto tra le Attività Correnti e le Passività Correnti, in pratica più semplicemente è il rapporto tra le entrate e le uscite economiche di un club. Tutto nasce dieci anni fa, era il 2015 quando il calcio italiano assisteva al fallimento, a stagione in corso, del Parma, i cui disastri erano già noti da tempo, ma colpevolmente ignorati o sottovalutati dagli organi preposti del nostro calcio. La Uefa, già nell’estate precedente, aveva infatti negato ai ducali la licenza per partecipare all’Europa League.
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La scelta della Federazione per evitare il ripetersi di certe situazioni
Vedere fallire un club di serie A stagione in corso è stata un’onta difficile da ripulire, tanto che la Figc prese immediatamente provvedimenti introducendo nuovi parametri per il rispetto dell’equilibrio economico-finanziario dei club. Tra questi c’era l’indicatore (o indice) di liquidità, tornato prepotentemente di moda in questi giorni, ma che a ogni sessione di mercato ha sempre rappresentato un incubo per molte società di serie A e B. In pratica si tratta di un indice che dimostra quando un club sia in grado di rispettare i propri impegni finanziari a breve termine. Fino alla stagione 2023/24 il valore minimo era fissato a 0,6, ma dalle campagne trasferimenti del 2024/25 la misura minima dell’indicatore di liquidità è salita a 0,7 per tutte le Leghe, fino a limite massimo di 0,8 valido per questo mercato 2025/26.
Valore che ha mandato fuori giri la Lazio. Paradossalmente la mannaia sul club biancoceleste è arrivata proprio all’ultima sessione che vede protagonista questo parametro, che scomparirà del tutto nel 2026, anche se ovviamente non mancheranno altri parametri per valutare la posizione economica di un club. In definitiva questa sarà l’ultima estate in cui gli acquisti verranno condizionati dalla disponibilità di cassa delle squadre, a partire dal prossimo gennaio infatti, farà fede il rapporto tra costo allargato del lavoro e ricavi che, stando alle norme Uefa, non potrà superare l’80%, riducendosi al 70% dalla stagione 2026/27. E non è certo detto che il club di Lotito riesca a rientrare anche in questi nuovi parametri.