Sarri ha firmato per amore della Lazio e per il rapporto con la proprietà. In quel momento, però, sapeva dell’indice di liquidità, non del mercato bloccato
Maurizio Sarri non è tornato alla Lazio da sprovveduto. Sapeva – come riportato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport – che la situazione economica non era delle più floride. Conosceva l’indice di liquidità, intuiva che il mercato avrebbe avuto tempi lunghi, magari concentrato ad agosto. Ma non immaginava di ritrovarsi con un blocco totale sul fronte entrate, almeno fino a gennaio, a meno di un intervento diretto di Lotito per ripianare.

Una sorpresa amara, arrivata solo dopo la firma. Non per ingenuità, ma per una mancanza di chiarezza. O quantomeno di trasparenza. La società – secondo quanto trapela – era al corrente della situazione sin dalla fine di maggio. Ma quando sia arrivata la comunicazione formale della Covisoc non è ancora del tutto chiaro.
Di certo, nelle ultime settimane a Villa San Sebastiano si sono tenute riunioni fiume, anche notturne, per cercare di uscire dall’impasse. Tutto questo mentre Sarri, già tornato ufficialmente, parlava con entusiasmo del progetto biancoceleste durante il clinic di Castiglione della Pescaia il 15 giugno.
La scelta di tornare, l’ha presa con il cuore. Per affetto verso la gente laziale, per il legame con Lotito e Fabiani, per un senso di appartenenza che non si è mai spento. Eppure ora, inevitabilmente, sta cercando di capire cosa sia successo. E, soprattutto, cosa succederà.
Sarri, la situazione attuale
Nel frattempo, si era già messo al lavoro: analisi delle partite della scorsa stagione, studio dei dati individuali, prime idee sul nuovo assetto. Il piano era semplice e concreto: tre innesti mirati. Un centrocampista offensivo per dare qualità al 4-3-3, un terzino in caso di partenza di Tavares, un attaccante da alternare a Castellanos se fosse arrivata l’offerta giusta. Ma ora il mercato è fermo. Tutti restano, per forza più che per scelta. Nessuno può arrivare. Neppure quei nomi sui quali tecnico e società avevano cominciato a ragionare, in una fase in cui le prospettive sembravano ben più rosee.

A meno di pensare a un gigantesco inganno, che qualcuno inizia a sussurrare con malizia, resta solo lo smarrimento. Comprensibile. Umano. Ma non abbastanza per far pensare a un dietrofront di Sarri. Almeno per ora.
I contatti con Fabiani restano quotidiani. Nei prossimi giorni l’allenatore toscano rifletterà, misurerà la situazione, peserà le parole e le garanzie del presidente. Valuterà se le sue motivazioni possono reggere anche in mezzo alla tempesta. E se valga la pena insistere con il gruppo di Baroni, confermato per assenza di alternative.
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Non è l’inizio che si sognava. Ma è pur sempre un nuovo inizio. E Sarri, se deciderà di restare, lo farà a modo suo: con coerenza, lucidità e, chissà, magari con quella voglia di ribaltare il destino che a Formello è sempre mancata quando serviva di più.