Il ritorno del tecnico toscano sulla panchina biancoceleste potrebbe far pensare anche a un ritorno al sistema di gioco tanto caro all’ex allenatore di Juventus e Napoli, ma il blocco del mercato potrebbe imporre scelte diverse
E’ passato soltanto un mese dalla fine della scorsa stagione, con quella sconfitta casalinga della Lazio all’ultima giornata di campionato che condannava, per la prima volta dopo otto anni, i biancocelesti a rimanere fuori dalle competizioni europee, e già sono accadute talmente tante cose nel mondo Lazio che in realtà ne sembrano passati tre. Dall’addio senza un saluto ufficiale di Marco Baroni, passato poi al Torino, che comunque fino all’ ultima giornata ha avuto la possibilità di portare la Lazio in Champions League, al ritorno del Comandante a Formello, tra l’entusiasmo della gente, fino alla bomba esplosa dopo la diffusione della notizia che, per aver superato i tre parametri economico finanziari che regolano i bilanci di una società, la Lazio, ad oggi, ha il mercato in entrata bloccato fino alla prossima sessione prevista a gennaio 2026.

Nessun acquisto e valorizzazione della rosa attuale che molto probabilmente potrebbe essere sfoltita di qualche esubero, tipo il francese Tchaouna già venduto al Burnley in Premier League, tutto poi è nelle mani di Maurizio Sarri che dovrà far rendere al meglio quella rosa che lo scorso anno alla fine di tutto è arrivata settima in campionato. Trovare quella chiave tattica che possa risultare la migliore, a prescindere dagli acquisti che lo stesso allenatore toscano ritiene fondamentali per giocare il suo 433.
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Lo schema di gioco che adotterà Sarri
La Lazio ha il mercato bloccato in entrata fino al prossimo gennaio, una mannaia calata sulla società per aver sforato tre parametri economico finanziari che fissano i limiti da non oltrepassare. Un impedimento pesante non soltanto dal punto di vista dell’immagine, con Lotito impegnato sempre a ribadire la solidità della società, ma anche, se non soprattutto, dal punto di vista tecnico proprio nell’anno in cui è stato richiamato Maurizio Sarri sulla panchina. Il Comandante, nei due anni e mezzo già trascorsi a Roma, ha sempre fatto giocare la Lazio con l’amato 433, con Zaccagni e Felipe Anderson ai lati di Immobile nel tridente d’attacco, Milinkovic Savic e Luis Alberto mezzali più Leiva o Cataldi nei tre di centrocampo.

Un sistema ben oliato che ha regalato grandi soddisfazioni ai biancocelesti, un quinto e uno straordinario secondo posto in campionato una volta con il miglior attacco, un’altra con la miglior difesa di tutta la serie A. Ecco perchè oggi nei ragionamenti che si fanno sulla rosa a disposizione tendiamo a costruire la Lazio secondo questo sistema di gioco. Schema che Sarri ha varato a Napoli nel corso del suo primo anno sul Golfo, nell’intervallo della partita contro l’Empoli, quando le cose non stavano andando poi così bene e decise di far entrare Jorginho e Callejon modificando il 4231 in un 433. Così, all’improvviso, esplose il Napoli fantasia che portò a fare 91 punti in campionato.
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Ma all’Empoli il modulo era diverso
Maurizio Sarri si rivela al grande calcio grazie a un paio di straordinarie salvezze conquistate con L’Empoli neopromosso, una squadra sorprendentemente moderna, sbarazzina, che adottava però un tranquillo 4231 capace di regalare comunque momenti di calcio davvero esaltanti per una realtà così piccola. Un play davanti a una difesa bloccata e perfetta nei meccanismi, un trequartista libero di svariare e inventare le giocate offensive per imbeccare le due punte che si muovevano per creare spazi per gli inserimenti dei compagni. Nasce così il Sarrismo, una filosofia di gioco, quasi un’utopia per cercare di far giocare bene a calcio una squadra che lottava solo per salvarsi. Dopo il Napoli arriva il Chelsea, una realtà completamente diversa, una rosa extra large con campioni in ogni reparto. La qualità assoluta dei giocatori a disposizione permette al tecnico toscano di esasperare quel concetto di possesso palla a lui già tanto caro, in più quella posizione di Hazard che da esterno alto entrava dentro al campo per scompaginare gli accorgimenti avversari.

La Premier è difficilissima con società ricche e forti, ma la vittoria in Europa League regala la grande soddisfazione del primo trofeo europeo a Sarri. La Juventus nella stagione contrassegnata dalla pandemia è una storia particolare, così come è stato particolare quel campionato stoppato a fine febbraio e poi ripreso con tre partite a settimana tra luglio e agosto. Anche a Torino è impossibile provare a giocare 433, Cristiano Ronaldo deve essere libero di fare l’attaccante e allora anche qui il 4312 è il modulo migliore, con Ronaldo e Dybala in attacco, Ramsey dietro a cucire difesa e attacco e a centrocampo Matuidi e Rabiot con Pjanic davanti alla difesa. Uno scudetto sofferto, ma alla fine meritato. Ora, con il ritorno a Roma, ecco spuntare di nuovo l’idea del 433, ma senza la possibilità di acquistare almeno una mezzala, visto il blocco del mercato, siamo così sicuri che quello schema che Baroni aveva fatto mandare a memoria ai giocatori, che anche domani saranno a disposizione di Sarri, non sia poi davvero il modulo più adatto?