Isaksen e Sarri, ritorno al futuro: la Lazio aspetta la scintilla del danese

Dopo un anno tra alti e bassi con Baroni, Isaksen ritrova Maurizio Sarri. Il tecnico lo aveva scelto e poi bollato: ora devono ripartire insieme. La Lazio ha bisogno del miglior Gustav

Lo spettro del primo Isaksen o il miraggio di un nuovo inizio? È il pensiero che attraversa la mente di Sarri quando riflette sul danese. Fu lui a sceglierlo, preferendolo a Karlsson tra i nomi proposti da Fabiani: voleva un mancino, uno da schierare a destra con il piede invertito. Ma quel ragazzo – come riportato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport – arrivò spaesato, silenzioso, col volto affaticato dal caldo agostano, timido nel sinistro e impacciato nel destro.

Isaksen
Isaksen e Sarri, ritorno al futuro: la Lazio aspetta la scintilla del danese (Ansa Foto) – Lalazio.com

Felipe lo chiuse subito. Mau lo bollò, letteralmente: «Il caldo italiano lo ha bollito completamente e deve ristabilirsi». Era l’inizio balbettante della stagione 2023, cominciata con due sconfitte, a Lecce e all’Olimpico contro il Genoa. Ora Sarri ritrova un Isaksen diverso. Più maturo, più sciolto, più presente. Con Baroni ha vissuto un’evoluzione altalenante: promettente all’inizio, esplosivo a metà, deludente nel finale. È questo l’aspetto da sistemare: Isaksen passa dall’essere impetuoso all’essere evanescente.

Sarri lo ha menzionato a inizio giugno, quando ancora non sapeva dei blocchi al mercato: «Isaksen? È arrivato un paio d’anni fa dalla Danimarca, parlava un’altra lingua, mangiava e si allenava in modo diverso. Ha avuto un percorso d’adattamento come tutti i giovani stranieri. Ma già nella seconda parte della scorsa stagione si era visto un altro giocatore. Si dice che con me ha giocato poco: può darsi, era in fase di ambientamento. Ma nel finale aveva mostrato segnali importanti. Quest’anno ha alternato ottimi sprazzi a momenti meno brillanti, però mi pare sulla strada giusta».

I numeri parlano chiaro: 40 presenze con Sarri, 49 con Baroni. In Serie A, 28 gare col Comandante (12 da titolare), 37 con Baroni (29 dal 1’). Il minutaggio non mente. Ma ora sta a Isaksen ricostruire il rapporto con Sarri.

Isaksen e il ritorno di Sarri alla Lazio

Quando il tecnico lasciò Formello, il danese si sfogò con sincerità: «Con Sarri avevo un buon rapporto, anche se all’inizio non parlavamo molto. Non era uno che si apriva tanto. Voleva che parlassi in italiano e usassi poco l’inglese. Per fortuna un collaboratore mi aiutava. Sarri capiva l’inglese, ma non amava usarlo. Era tutto molto tattico, dovevo abituarmi. Solo di recente ho iniziato a comprenderlo meglio. È stato un po’ frustrante». Ma dopo l’annuncio del ritorno di Mau, dal ritiro della Danimarca è arrivato un messaggio positivo: «Non vedo l’ora di rivederlo e capire se ha nuove idee. È stato importante per me quando sono arrivato».

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Isaksen e il ritorno di Sarri alla Lazio (Ansa Foto) – Lalazio.com

Sarri oggi non ha scelta: deve tenersi stretto Isaksen. E Isaksen, allo stesso modo, non ha alternative: deve convincersi a piacere a Sarri. Non sarà l’ala dei sogni per il tecnico, e Mau non rappresenta l’ideale del danese. Ma uno ha bisogno dell’altro. Il Comandante deve allenarlo come se fosse l’esterno guizzante e fantasioso che ha sempre cercato. Isaksen deve fargli credere che lo è.

Perché il miglior Isaksen visto con Baroni è stato letale: i due gol al Napoli, la zampata a Bergamo, la magia europea a Plzen, il rigore guadagnato a San Siro contro il Milan. In quei momenti era imprendibile, acceso, decisivo. Lavorava anche in copertura, in pressing, in riaggressione. E anche con la Danimarca ha fatto passi avanti: il gol alla Spagna di novembre convinse il ct Riemer a dire «ha qualcosa in più nell’uno contro uno».

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E a giugno, dopo la rete contro l’Irlanda, lo ha esaltato: «Parliamo tanto di Yamal, ma anche Isaksen è uno di quei giocatori che sanno dribblare e calciare. Ogni squadra li desidera. Ora anche noi abbiamo uno così. È in forma smagliante». Poi si è affievolito nel finale. Il fuoco si è trasformato in nebbia. È tornato l’Isaksen bollito, non quello infuocato. Ora Sarri si interroga: quale troverà?

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