Il tecnico è venuto a conoscenza del blocco del mercato solo il 27 giugno scorso. Prima, aveva pensato ad un piano che prevedeva due o tre operazioni. Ecco la Lazio che Sarri aveva in mente
“I migliori affari sono quelli che non si fanno”, una delle massime ripetute spesso dal direttore sportivo della Lazio Angelo Fabiani, calza a pennello con la situazione attuale del mercato biancoceleste. La Lazio è ferma, bloccata: impossibilitata a completare le operazioni in entrata. I tre fattori che hanno portato allo stallo (indice di liquidità. indebitamento generale e costo del lavoro allargato), e che il club ha sforato nella trimestrale presentata lo scorso trentuno marzo, hanno portato allo stallo più totale.
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La Lazio non può operare in entrata, limitandosi solo alle uscite: se riuscirà a riequilibrare i costi entro il trenta settembre (quando dovrà presentare la prossima trimestrale che risulterà decisiva per lo sblocco del mercato in entrata), allora potrà tornare operativa: a gennaio o (nel caso in cui l’ok arrivasse in tempio stretti) in anticipo, permettendo alla società di acquistare uno svincolato.
Sarri, dai sogni di mercato alle prime scelte
Non certo la situazione ideale per Maurizio Sarri. Il tecnico era stato informato delle difficoltà, ma non della gravità della situazione. Durante i primi colloqui era stato messo a conoscenza della presenza dell’indice di liquidità, ma aveva avuto rassicurazioni sul fatto che il club avrebbe cercato di sbloccare la situazione e che in qualche modo (attraverso alcune uscite), la situzione si sarebbe sbloccata. Sarri aveva studiato la rosa dello scorso anno, ed aveva in mente un piano di azione: che prevedeva cessioni es acquisti. “Io farò i miei nomi e ascolterò quelli della società, vediamo se riusciremo a trovare un punto di incontro”, aveva dichiarato a Castiglion della Peschiera il tredici giugno scorso.
“Se vogliamo fare il mio calcio siamo oggettivamente corti a centrocampo”, aveva ribadito. Aveva in mente un’idea di gioco ed aveva capito i ruoli dove muoversi: per rendere la Lazio più forte e vicina ai suoi schemi. Sarri voleva una mezzala e poi attraverso le cessioni, provare a cambiare qualcosa: in caso di partenza di Nuno Tavares e Castellanos, aveva in mente i sostituti. Tre operazioni per rendere la Lazio più sarriana; tre movimenti assolutamente in linea con le trattative concluse dal club anche negli anni scorsi: un solo esborso importante (per il ruolo di mezzala sinistra) e due (o tre) operazioni da finanziare con le cessioni. Questa l’idea che il Comandante avrebbe voluto sviluppare. Ma che il blocco di mercato ha reso impossibile. Nella testa dell’allenatore c’erano già dei nomi precisi. Giocatori con i quali aveva lavorato o che conosceva molto bene.
Zielinski, Raspadori e Parisi i primo nomi sulla lista di Sarri
Sarri voleva Piotr Zielinski: era lui la mezzala che sognava di rilanciare nel centrocampo a tre della Lazio. Era convinto che fosse la pedina ideale per muoversi con Guendouzi e Rovella e regalare inserimenti, gol e fantasia. Lo ha allenato a Napoli, esaltandone le caratteristiche e facendolo diventare un titolare inamovibile. Puntava sulla sua voglia di rivalsa dopo una stagione negativa all’Inter e sapeva che il club nerazzurro non avrebbe posto dei paletti alla sua cessione. Aveva in mente di schierarlo nel ruolo di mezzala sinistra, con Dele Bashiru alle sue spalle (la curiosità di vederlo all’opera e l’idea che possa muoversi come mezzala è concreta). Si dovrà accontentare del nigeriano e del rinnovi di Vecino.
In difesa Sarri non voleva stravolgimenti a destra (Marusic, Hysai e Lazzari) e al centro (Gila, Romagnoli, Patric e uno tra Provstgaard e Gigot) mentre a sinistra la sua intenzione era di cedere Nuno Tavares. E con i soldi derivati dalla cessione del portoghese, andare ad acquistare il sostituto: individuato in Fabiano Parisi. Sullo sfondo (operazione più complicata per i costi alti), c’era anche Emerson Palmieri. In attacco Sarri non si sarebbe opposto alla cessione di Castellanos. Non ha bocciato l’argentino (che conosce e apprezza), ma se ci fosse stata la possibilità di cederlo (di fronte ad una buona offerta) avrebbe chiesto al club di fare cassa e monetizzare, per gettarsi su Giacomo Raspadori. Attaccante che apprezza e sul quale è pronto a scommettere nel ruolo di punta centrale. Il tecnico aveva fatto anche il nome di Oyarzabal, centravanti della Real Sociedad: operazione però decisamente più onerosa.
Ecco la Lazio che Sarri aveva in mente: la formazione e le alternative
Queste erano le operazioni che Sarri aveva in mente: nessun stravolgimento, solo qualche ritocco, che avrebbe permesso di puntare su calciatori che conosceva e apprezzava. Anche l’idea Insigne (che resta ancora viva, anche se molto complicata da poter realizzare e che dovrebbe portare il calciatore ad aspettare il club biancoceleste) era stata tirata in ballo. E sarebbe stata presa in considerazione in caso di cessione di Noslin e Cancellieri.
Il blocco del mercato ha però spiazzato Sarri. Il 27 giugno scorso il club ha specificato in una nota che il tecnico e il patron Lotito avevano avuto un colloquio telefonico e che “nel corso della conversazione, il Presidente, per la prima volta, ha illustrato in modo dettagliato la complessità tecnica della normativa e le sue implicazioni. Il mister Sarri, preso atto formalmente della situazione nella sua interezza, ha confermato la propria piena disponibilità a proseguire con determinazione l’impegno preso verso il Club e la tifoseria“. Secondo questa ricostruzione, Sarri avrebbe saputo che il mercato della Lazio era fermo, solo il 27 giugno scorso. Una data che ha interrotto qualsiasi tipo di sogno legato al mercato