La decisione presa dalla società di presentare l’allenatore a “porte chiuse” a Formello, con le domande precompilate dai vari giornalisti il giorno prima, è l’ultima mossa senza senso in questa estate folle a tinte biancocelesti
Anche quando i problemi potrebbero non esserci, la Lazio storicamente riesce a crearseli da sola, ma mai come quest’anno una serie di decisioni o di mancate comunicazioni alla propria gente stanno creando un clima tutt’altro che piacevole intorno a quello che invece doveva essere come un segnale di ripartenza, con il ritorno del Comandante sulla panchina biancoceleste, per riprendere un discorso interrotto bruscamente, e quindi non portato a termine, sedici mesi fa.

La mancata qualificazione dopo otto anni alle coppe europee sembrava la sconfitta più grande per il tifoso laziale che, nel corso di un’annata fatta di alti e bassi come sulle montagne russe, alla fine si leccava le ferite per essere rimasto con un pugno di mosche in mano. Il successivo rapido e silenzioso addio a Marco Baroni, l’arrivo inaspettatamente tempestivo del nuovo allenatore, un ritorno, almeno quello, accolto favorevolmente dalla piazza, erano soltanto il preludio allo tzunami che poi si sarebbe abbattuto sull’emisfero biancoceleste, con conseguenze ancora non del tutto chiare.
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Il mondo al contrario biancoceleste
Il tifoso vive di passione, vive in maniera viscerale le vicende della propria squadra del cuore. Vuole sentirsi partecipe, coinvolto, perchè sente sua una piccola parte di quella storia, tramandata di padre in figlio, che fin da bambino sta contribuendo a portare avanti. La storia ultracentenaria della Lazio si è sempre alimentata di questa passione, avendo vinto relativamente poco rispetto alle solite società più blasonate ed essendosi guadagnata con il doppio della fatica tutti i traguardi, a volte soltanto sognati, che ha raggiunto. Ecco perchè sentirsi coinvolto e quindi partecipe delle vicende della propria squadra del cuore, molte volte è bastato per alimentare la fiammella della passione.

Oggi quella fiammella è messa a durissima prova da un vento impetuoso di pressapochismo, di decisioni contrarie e di indifferenza alimentata dalle ultime mosse della società. La gestione del presidente Lotito è sempre stata al centro di polemiche infinite tra i tifosi, per un modo di portare avanti la società che negli ultimi anni ha mostrato la corda più volte in un mondo del calcio che oramai viaggia a mille all’ora mentre la Lazio prova a stare al passo camminando beata nel proprio assoluto convincimento che sono gli altri a sbagliare. Ma il clamoroso blocco del mercato imposto dalla FIGC, per non aver rispettato tre parametri fondamentali nella gestione economico finanziaria, ha fatto saltare il tappo e nulla ora potrà mai essere come prima.
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La mancata assunzione di responsabilità
Il laziale ha vissuto momenti drammatici nella sua storia tra scandali, retrocessioni e gestioni fallimentari, certamente non può avere paura di una sessione di mercato chiusa ai nuovi acquisti, ma vuole sentirsi raccontare la verità, come altre volte gli è stata invece sbattuta in faccia in tutta la sua crudezza, non avrebbe nessuna paura a prestare il suo aiuto, come ha sempre fatto proprio nei momenti più bui. Ecco il vero errore della società e del presidente Lotito, provare a nascondere i fatti, a millantarne altri, a dire che tutto va bene quando sembra di sentire suonare l’orchestrina sul Titanic dopo l’impatto fatale con l’iceberg. Una mossa sbagliata dietro l’altra, una dichiarazione fuorviante dietro l’altra, ma come fa il tifoso a bersi l’idea che una squadra arrivata settima e con un nuovo allenatore in panchina, sceglie di non fare campagna acquisti perchè sta bene così?

Un insulto all’intelligenza del tifoso. Una società che per paura del confronto sceglie di chiudersi dentro Formello trasformato in un bunker, anche se prima accompagna carta stampa e giornalisti di radio e tv a fare un giro nel centro sportivo ristrutturato per mostrare le innegabili migliorie, decidendo di indire una “presentazione” del nuovo allenatore Sarri a porte chiuse con domande da inviare il giorno prima. Per non parlare del ritiro precampionato che per una incredibile coincidenza, dopo quattrodici anni, non si terrà più nel Cadore davanti a migliaia di tifosi ansiosi, contenti però di vedere da vicino i propri idoli, ma nella tranquilla quiete del centro sportivo al riparo da occhi e orecchie indiscrete. Nell’era della comunicazione sfrenata una serie di autogol incredibili anche da commentare.
Ma poi il calcio resta materia strana, resta mosso e alimentato da un qualcosa di irrazionale e quindi può capitare anche che in tutta questa situazione senza senso, di polemiche infinite, di una contestazione della tifoseria montante con tanto di manifestazione già programmata per la settimana prossima, di una società che sceglie di nascondersi e blindarsi, oltre 13000 persone abbiano scelto di rinnovare l’abbonamento per la prossima stagione, e allora rinunci a capire e ti affidi all’irrazionale passione che ti spinge anno dopo anno a credere che quello sarà forse davvero quello buono.