La seconda amichevole stagionale è andata in archivio con uno striminzito 1-0, giunto nei minuti di recupero e grazie soltanto a un calcio di rigore del francese Guendouzi
Dopo quindici giorni di ritiro nel Training Center di Formello, i biancocelesti chiudono la farse della preparazione con la seconda uscita stagionale a Frosinone contro l’Avellino neo promosso in serie B. Davanti a quasi diecimila tifosi, giunti dalla Capitale per vedere finalmente all’opera i propri beniamini, gli uomini di Maurizio Sarri hanno cercato di mettere in campo tutti gli insegnamenti tattici del mister toscano, ma con i tanti carichi di lavoro di questi giorni la condizione non poteva certo essere ottimale.

Un’estate piuttosto particolare quella che i tifosi biancocelesti stanno trascorrendo, tra la curiosità di tornare a vedere la squadra in campo e la felicità di ritrovare il Comandante Sarri in panchina, ma soprattutto per la dura contestazione alla gestione del presidente Lotito che ha portato alla clamorosa punizione inflitta dalla federazione, che impedisce di fatto alla società in questa sessione estiva di calciomercato di acquistare nuovi giocatori. Una tipica estate laziale insomma dove si intreccia il bello e il brutto di una società molto amata e accompagnata da tanto amore, sempre poco ricambiato da chi comanda.
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Un problema già emerso nella scorsa stagione
Innanzitutto è bene dire subito che i muscoli sono ancora imballati, che quindici giorni di doppia seduta di allenamento quotidiana si fanno sentire, e quindi era impossibile vedere la giusta brillantezza. Ma è chiaro che, dopo le prime due uscite stagionali, la cosa che è emersa più chiara è ancora quella difficoltà nel mandare anche semplicemente al tiro uno degli attaccanti, già emersa prepotente nella seconda parte della stagione scorsa. L’arrivo di Maurizio Sarri sulla panchina biancoceleste dovrebbe servire esattamente a questo, cercare di migliorare quelle cose, quei reparti che lo scorso anno hanno funzionato meno o hanno smesso di farlo nel girone di ritorno.

Certo non aiuta l’impossibilità di trovare forze nuove e caratteristiche diverse dal mercato, visto il blocco i posto dalla Covisoc per non aver rispettato i tre parametri fondamentali economico finanziari, ma indubbiamente ci si aspettava qualcosa di più soprattutto nella produzione offensiva. Ad oggi mancano Dia e Isaksen alle prese con due diversi problemi, ma questo non basta per giustificare una certa difficoltà evidente nel servire Castellanos al centro dell’attacco.
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La difficoltà ad andare al tiro
Dopo soltanto i tre gol fatti alla squadra Primavera nel primo test dell’anno domenica scorsa, ci si aspettava un miglioramento nella manovra corale che permettesse agli attaccanti di essere più coinvolti, invece la squadra ha mostrato ancora qualche difficoltà. Il Taty ha avuto soltanto due palloni giocabili nei sessanta minuti in cui è rimasto in campo, uno per tempo, la prima volta aveva anche segnato di testa, gol annullato però dall’arbitro per una presunta spinta al difensore, la seconda volta, prima di essere sostituito, ha eseguito una delle sue caratteristiche conclusioni acrobatiche, finita però alta.

Per il resto una conclusione a lato di poco di Zaccagni e un tiro dalla distanza di Gila che ha scheggiato la traversa nel primo tempo, un colpo di testa fuori di un nulla di Vecino sugli sviluppi di un calcio d’angolo e un paio di conclusioni da dimenticare di Lazzari, dopo però ottimi inserimenti del laterale biancoceleste. L’unico vero squillo è stato proprio quello di Noslin, subentrato a Castellanos, quando nei minuti di recupero, dopo aver ricevuto spalle alla porta al limite dell’aerea di rigore un pallone da Cancellieri, lo ha difeso dalla pressione dell’avversario prima di andare via in dribbling e venire poi steso in aerea di rigore giunto oramai a tu per tu con il portiere. Rigore poi realizzato da Guendouzi. Una Lazio in definitiva a corrente alternata, con qualche buon momento di gioco, specie nella prima mezzora e nella fase centrale della ripresa, ma anche con una grande ed evidente difficoltà a trovare il gol.