La dura sconfitta di ieri contro il Como non spaventa per le differenze di gioco espresso dalle due squadre, ma perchè ha fatto emergere come i biancocelesti non abbaino capito che quest’anno sarà tutto molto più difficile
Sapevamo bene che sarebbe stata difficile. Sapevamo bene, dopo un’estate così turbolenta, con una rosa impossibile da migliorare per il noto blocco del mercato imposto dalla Federazione alla società, che quest’anno ci sarà da soffrire ogni partita, ma francamente, quello che si è visto o meglio quello che non si è visto contro la squadra di Fabregas, è stato davvero brutto. La Lazio è sembrata capitata lì per caso, sempre in balia dell’avversario, mai in partita e soltanto per un caso il risultato finale non è stato ancora più negativo. Ecco perchè serve un cambiamento di ritmo immediato, più che tattico, di mentalità.

Uno 0-2 che non ammette repliche. Una sconfitta netta, senza attenuanti, che non lascia spazio a nessuna recriminazione. Una squadra, il Como di Cesc Fabregas, organizzata, già in forma, perfettamente rodata nei meccanismi di gioco, nelle soluzioni. Arrembante, cattiva con la giusta fame di chi sa che sta crescendo e vuole arrivare a stupire il mondo. L’altra, la Lazio, timida, impaurita, senza idee, con scarsa lucidità, che ha annacquato anche le doti caratteriali di alcuni giocatori che fanno del temperamento una delle abilità migliori. Una differenza troppo netta per essere vera e che ora spaventa.
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Una sconfitta senza attenuanti
Una sconfitta netta, nettissima, che poteva assumere risvolti clamorosi. Ogni laziale in cuor suo sapeva che quest’anno sarebbe stata difficile, ma immaginare una “prima” così devastante forse era troppo anche per il più pessimista dei tifosi. La debacle di ieri in riva al lago è ovviamente figlia di tutto quello che è successo quest’estate, è la logica conseguenza sia tecnica, con l’impossibilità di correggere tutti i difetti che questa rosa si trascina dallo scorso anno dove, ricordiamolo, la Lazio è rimasta dopo otto partecipazioni consecutive, fuori dall’Europa, per il blocco sul mercato imposto dalla Federazione per non aver rispettato i parametri economico finanziari necessari, sia mentale, perchè la squadra è sembrata già rassegnata al peggio, quasi conscia che quest’anno contro certe squadre non ci sia proprio nulla da fare.

Ecco, il vero problema forse sta proprio qui, nella mancata consapevolezza che, se è sbagliato considerare il Como ancora una neopromossa per investimenti, organizzazione societaria, organizzazione di gioco e qualità tecnica generale, la Lazio deve smettere di credere di essere ancora la squadra degli anni passati. C’è l’assoluta necessità di calarsi in un’altra mentalità, serve resettare la mente e pensare di arrivare all’obiettivo con altre armi.
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Via il fioretto serve la spada
A nulla sono valse tutte le dichiarazioni fatte in questi ultimi giorni dai calciatori, dichiarazioni che seguivano quelle della società subito dopo l’incredibile onta subita del blocco del mercato, quando si è cercato di far passare il messaggio che il mancato arrivo di nuovi calciatori doveva essere trasformato addirittura in una opportunità, soprattutto dopo l’arrivo di un tecnico come Sarri. Un messaggio fuorviante che probabilmente ha illuso prima di tutto gli stessi calciatori, apparsi ieri davanti agli assatanati giocatori di Fabregas timorosi e impauriti, come dei veri neopromossi.

Una situazione che ha sorpreso lo stesso tecnico toscano che è sembrato quasi tradito da quest’atteggiamento dei suoi giocatori in campo. “Tecnicamente siamo stati inferiori, fisicamente secondo me no, ma con quanto visto oggi dal punto di vista tecnico, la parte fisica va a inficiare poco sulla partita. Se sei dentro la partita, con qualche accelerazione li puoi mettere in difficoltà. Se invece non sei dentro la partita, come oggi, diventa proprio difficile fare qualche accelerazione nella metà campo avversaria, perché la palla viene persa molto molto prima”, ha detto Sarri nel dopo partita in conferenza stampa, una presa di coscienza di come la squadra non si sia forse realmente calata nella nuova situazione. Non serve più il fioretto, perchè pochissimi giocatori nella rosa ne hanno a disposizione uno, ora serve la spada, serve la cattiveria agonistica che hanno le squadre in difficoltà, serve un atteggiamento da provinciale senza paura di sentirsi tale, perchè è evidente come il blocco del mercato abbia lasciato scorie pesanti al di là delle dichiarazioni di facciata. Ecco perchè servirà un grande lavoro proprio da parte di Sarri, più sulla testa che sulle gambe, prima che sia troppo tardi.