Lutto nel calcio: morto a 90 anni Sergio Brighenti, l’eroe di Wembley

Sergio Brighenti, addio all’eroe di Wembley. L’ex attaccante si è spento all’età di 90 anni: cordoglio della Serie A.

Sergio Brighenti ha detto basta, in un colpo. Come quelli che tirava quando era in campo, solo che stavolta le lacrime hanno preso il posto dei sorrisi. 90 anni spesi per il calcio, una passione sotto pelle diventata un lavoro. Anche molto altro: gli anni vincenti da tecnico federale e una carriera da dirigente degna prosecuzione del percorso da attaccante.

Sergio Brighenti addio
Sergio Brighenti, addio all’uomo che ammutolì Wembley (ANSA)

Un centravanti d’altri tempi, quelli capaci di far reparto da soli e in solitaria si è preso – se possibile – anche la gloria: detiene il record di gol segnati in una stagione con la maglia della Sampdoria, 28 reti. Correva l’anno ’61, ma quel riconoscimento non si è sbiadito. Insieme a quello – ancora splendente – che lo accompagnerà per l’eternità assieme a un altro grande del calcio italiano: Nereo Rocco. Oltre a condividere la legge non scritta di essere in campo come nella vita, Brighenti fa suo anche il traguardo delle 50 reti in tre stagioni con la maglia del Padova.

Sergio Brighenti, addio all’eroe di Wembley

Un calciatore operoso, uomo d’altri tempi disposto a mettersi in gioco anche quando al posto dei pantaloncini c’era un completo giacca e cravatta: Cavaliere della Repubblica nel 1991 e, ancor prima, tecnico federale con la Nazionale Italiana. Spalla a spalla con Azeglio Vicini. Euro ’88 e Italia ’90 contesti che hanno visto la sua impronta da una diversa prospettiva, ma ugualmente importante. Senza dimenticare i trionfi con l’Inter (2 Scudetti in nerazzurro) e i preziosi consigli tecnici che restano nel tempo e nella storia di uno sport che si evolve senza cambiare mai.

Addio Sergio Brighenti
L’ex attaccante muore a 90 anni (ANSA)

Tornando sul piano del gioco, Brighenti – prima ancora di vincere – è stato un vincente per atteggiamento e senso della posizione: anche grazie a lui si è coniato il termine “killer istinct” che, ai suoi tempi, veniva definito senso del gol abbinato alla capacità di lettura tattica devastante. Sapeva essere l’uomo giusto al posto giusto: peculiarità che ha conservato sino alla fine, mantenendo un certo garbo anche quando si è trattato di uscire di scena.

I campioni così non si ritirano mai del tutto, per questo adesso che non c’è più sembra ancora così presente. Basta guardare Wembley: oggi patria gloriosa per gli azzurri Campioni d’Europa, ma il primo a segnare in terra inglese fu Brighenti. L’Italiano che siglò un pari (2-2) dal profumo di storia. Da quel 6 maggio del ’59 tanti hanno seguito il suo esempio. L’impressione è che lo faranno ancora.