I fatti, i personaggi e le storie più belle che si sono realizzate il 23 giugno nel mondo biancoceleste. Giorno in cui si registrò un’esordio di un giocatore destinato a scrivere la storia del club
L’esordio in prima squadra non si può scordare. Specie quando si debutta con la maglia della propria squadra del cuore. I ricordi sono impossibili da cancellare: l’attesa dell’ingresso in campo, le emozioni di giocare con la maglia sempre sognata, la gioia per aver realizzato un sogno, ed infine la speranza che i novanta minuti disputati non restino gli unici della propria carriera.
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Il 23 giugno del 1968, esordisce con la maglia della Lazio un calciatore destinato a scrivere alcune tra le pagine più belle ed emozionanti della storia biancoceleste. Prima come calciatore, in grado di vincere il primo scudetto e di diventare uno dei leader della difesa, poi come tecnico, capace di accompagnare nel ruolo di secondo, alcuni tra gli allenatori più importanti e carismatici della storia.
23 giugno 1968, l’esordio di Giancarlo Oddi
Stiamo parlando di Giancarlo Oddi, difensore centrale della Lazio che con Tommaso Maestrelli fu in grado di scrivere una delle storie più emozionanti e passionali del club biancoceleste. Il tecnico Lovati lo schierò dal primo minuto nella trasferta di Reggio Emilia del 23 giugno del 1968, ultima giornata di campionato. La Lazio non aveva ambizioni di classifica e poteva permettersi di far esordire qualche giovane. In quella stagione Oddi aveva vinto da titolare il campionato De Martino e giocato diverse gare con la Primavera. Lovati lo schiera con la maglia numero due, nel ruolo di stopper. Sarà l’inizio di una carriera eccezionale.

Romano, laziale, attaccato al suo quartiere, alla sua gente e alle sue tradizioni. Condottiero della Lazio del primo scudetto. Unico romano di un gruppo incredibile, capace di isolarsi nella settimana pre derby per non incontrare i romanisti del suo quartiere, ma di cercarli uno a uno dopo la partita per rinfacciargli il risultato sul campo. Amico sincero e primo confidente di Giorgio Chinaglia, con il quale ha vissuto ogni attimo della sua vita. Allenatore in seconda alle spalle di Fascetti nell’anno più duro e intenso della storia biancoceleste. Responsabile del settore giovanile, allenatore dei ragazzi e scopritore di talenti. Questa, in sintesi, la storia laziale di Giancarlo Oddi. Un uomo che ha dedicato al calcio e alla Lazio, gran parte della sua vita.
Oddi, l’unico marcatore della Lazio scudetto
Oddi nasce a Roma, nel quartiere Tufello. Esordisce con la squadra della sua zona (il Santos), poi passa all’Almas e infine alla Lazio. Esordisce in serie B il 23 giugno del 1968, poi viene prestato al Sora. Torna alla Lazio, gioca tre gare e viene spedito alla Massese in prestito. A puntare con forza su di lui è Tommaso Maestrelli, che lo trasforma in titolare fisso, promuovendolo a stopper. Nelle stagioni alla Lazio, Giancarlo Oddi è l’unico marcatore di una squadra votata all’attacco e che gioca con diversi elementi offensivi. Nella stagione 72-73 contribuisce in maniera decisiva al record di sole sedici reti subite in tutta la stagione.

L’anno dopo festeggia lo scudetto senza saltare neanche un minuto in tutto il campionato. Oddi è l’amico fidato di Giorgio Chinaglia. Stesso spogliatoio, stesso modo di vivere la vita e il calcio. E stesso rapporto con Tommaso Maestrelli. Il tecnico ha legato con gran parte dei suoi giocatori, ma con il suo bomber e il suo stopper, ha creato un’intesa che va oltre al semplice rapporto tra tecnico e giocatore.
Oddi, l’avventura da tecnico
Una volta appesi gli scarpini al chiodo, Giancarlo Oddi torna alla Lazio come tecnico: nella stagione 84-85 (una delle più disgraziate della storia e culminata con la retrocessione di un gruppo che vantava campioni come Giordano, D’Amico, Laudrup e Manfredonia), subentra in panchina nelle ultime giornate. Poi diventa il vice di Eugenio Fasxcetti nei due anni più intensi della storia della Lazio: nel 1987 la squadra si salva nonostante i nove punti di penalizzazione. La stagione successiva torna in serie A.

Oddi resta al fianco dei tecnici che si siedono sulla panchina biancoceleste, diventando a tutti gli effetti un “uomo Lazio”. Con Simoni, Fascetti, Materazzi e Zoff, contribuisce alla crescita della squadra, che in pochi anni passa dall’incubo di una retrocessione in serie C, al ritorno in Europa. Poi, inizia a lavorare nel settore giovanile, collezionando successi e riuscendo a far maturare diversi giovani. La sua storia d’amore con la Lazio si interrompe nel 2003, quando la passione per il calcio e la voglia di mettersi in discussione con un progetto nuovo e stimolante, lo portano addirittura in Cina. Al fianco di Giuseppe Materazzi diventa tecnico del Tanjin. Un’esperienza dura e difficile, tra difficoltà ambientali (provate ad insegnare ad un romano de Roma il cinese), problematiche inimmaginabili (in quei mesi in Cina si diffuse la terribile epidemia della Sars) e tecniche. Un’esperienza comunque positiva, durata due anni.