Boulaye Dia è tornato a disposizione e vuole ritagliarsi spazio. Sarri riflette: nel 4-3-3 sarà ballottaggio con Taty, ma il 4-3-1-2 può cambiare tutto
Non è un pennellone, è brevilineo. Tatticamente duttile, tecnicamente completo. Sa costruire e sa attaccare. Boulaye Dia – come riportato nell’edizione odierna del Corriere dello Sport – piaceva a Sarri ancora prima di averlo a disposizione: ne parlava con entusiasmo già a inizio giugno, descrivendolo come un attaccante concreto, completo, efficace. «Otto volte su dieci fa gol», disse senza esitazioni. L’ha potuto vedere all’opera solo nella sgambata contro la Primavera, nel secondo tempo. Poi lo stop per un colpo alla caviglia destra, quella che già l’anno scorso gli aveva creato problemi continui. Un infortunio mai del tutto risolto.

Dia è stato comunque convocato per la tournée in Turchia e spera di guadagnarsi più spazio. Contro la Primavera e poi contro l’Avellino è partito Castellanos, e oggi contro il Fenerbahçe potrebbe andare in scena lo stesso copione. Il senegalese ha ripreso a correre soltanto giovedì scorso, ha lavorato sempre a parte. Se non sarà oggi, il suo momento potrebbe arrivare sabato, nell’amichevole con il Galatasaray.
Sarri continua ad aspettare i gol dai suoi centravanti. È un tema aperto, un cruccio che si porta dietro da due anni. Nel 4-3-3 c’è posto per uno solo tra Taty e Dia, ma con il 4-3-1-2 potrebbero anche tornare a giocare insieme, come già accadeva con Baroni, supportati da un trequartista. Al momento sono in concorrenza diretta. Devono superarsi, uno sull’altro.
Nella scorsa stagione hanno chiuso con numeri simili: 12 reti Dia, 14 Castellanos. Il Comandante sogna di portarli entrambi in doppia cifra, lavorando su equilibrio e concretezza. L’obiettivo è chiaro: non perdere solidità dietro, ma alzare il peso offensivo.
Il rilancio e le prospettive future di Dia
Dia si è rilanciato dopo un anno vissuto ai margini a Salerno, è stato il perno del 4-2-3-1 di Baroni. Con Sarri può essere centravanti di manovra nel 4-3-3, oppure punta centrale in un attacco a due. Ha iniziato la stagione con ambizione e lucidità. «Se c’è una cosa che ho imparato è che bisogna avere pazienza. Se fai le cose per bene e con passione, i risultati arrivano. Prima della semifinale di ritorno di Champions League contro il Liverpool non giocavo quasi mai. Poi all’improvviso si sono accorti che qualcosa in me c’era», ha raccontato a giugno.

Quel gol al Villarreal, che illuse per pochi minuti (vantaggio poi ribaltato dal 2-3 finale dei Reds), fu il suo biglietto da visita. Poi l’approdo in Italia: «Mi avevano detto che in Serie A era dura, tanta tattica. Ed è vero, ma ho scoperto che ci sono anche spazi da attaccare. Se segni qui, puoi segnare ovunque».
Dopo un primo anno brillante, la rottura con la Salernitana: «Dopo i 16 gol in campionato, credevo di avere un mercato definito. Ma la società ha cambiato discorso. Mi riscattarono per 12 milioni, poi inserirono una clausola da 20 per rassicurare i tifosi. Nessuno mi ha comprato, il prezzo è salito e io sono rimasto fuori». La chiamata della Lazio, nell’estate 2024, ha riaperto il suo percorso.
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Ora cerca conferme. La passata stagione è servita per rinascere, quella in arrivo deve consacrarlo. Sarri lo avrà fino a dicembre, poi rischia di perderlo per la Coppa d’Africa, che inizierà il 21 dicembre con convocazioni previste prima. Fino ad allora, la Lazio spera in un Dia al top: presente, integro, concreto. Con la voglia di lasciare un segno. Gol, assist, giocate pesanti. La sfida con Taty è ripartita. E per ora c’è una sola maglia da titolare. Due pretendenti. Una poltrona.