La prima sconfitta in amichevole dei biancocelesti di fronte al blasonato club allenato da Mourinho non deve abbattere più di tanto, hanno mostrato limiti, ma si vede già la mano del mister
Dopo aver vinto i primi due test stagionali contro la squadra Primavera a Formello e sabato scorso a Frosinone contro l’Avellino neo promosso in serie B, per la Lazio ieri è arrivata la prima battuta d’arresto contro i gialloneri allenati dall’ex allenatore della Roma nella prima delle due gare ravvicinate di questa mini tournee in Turchia. Una sconfitta di misura maturata alla fine a causa di una disattenzione in fase di palleggio del francese Guendouzi, ma che ha visto comunque i biancocelesti tenere testa, soprattutto con un’attenta fase difensiva, a un avversario molto più avanti dal punto di vista della condizione fisica.

La Lazio, dopo aver concluso due settimane di ritiro a Formello, è entrata nella seconda fase di preparazione che dovrà regalare brillantezza e velocità alla squadra. Il tecnico Maurizio Sarri e il suo staff, in questi ultimi venti giorni che porteranno all’esordio in campionato contro il Como di Fabregas, giocheranno altre tre amichevoli contro il Galatasaray sabato prossimo, poi in Inghilterra contro il Burnley neopromosso in Premier League e contro i greci dell’Atromitos.
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Molte ombre e poche luci, ma qualcosa si è comunque visto
L’asticella della difficoltà era indubbiamente più alta, dopo i test contro la Primavera e l’Avellino, ieri sera la Lazio ha provato a misurarsi contro il Fenerbahce di Josè Mourinho, squadra che lo scorso anno ha conteso la Super Lig al Galatasaray e che soprattutto la settimana prossima avrà già il preliminare di Champions League contro il Feyenoord e la prima giornata ndi campionato. Una squadra quindi sicuramente più avanti nella condizione fisica, più pronta, più reattiva e quindi sicuramente più brillante della Lazio attuale con il cartello lavori in corso bene in vista. Ecco perchè la partita di ieri va giudicata con calma senza lasciarsi prendere da isterismi o disfattismo estremo, chiaro che c’è ancora tantissimo da lavorare, ci sono molte cose da migliorare, ma si capisce la strada che l’allenatore ha fatto prendere alla squadra.

Il Sarri bis sarà indubbiamente caratterizzato da una più attenta fase difensiva, sulla falsariga dell’ultima stagione trascorsa sulla panchina biancoceleste, infatti l’ex tecnico toscano sta cercando di blindarla al meglio. Si vede il grande lavoro che è stato fatto sul reparto difensivo e sulla fase a protezione della porta. Soprattutto si vede la diversa applicazione di Nuno Tavares a sinistra, meno arrembante del solito, ma pronto a chiudere diagonali e linee di passaggio e di Provstgaard, chiamato a fare il titolare in vista delle prime due gare di campionato dove Romagnoli sarà squalificato.
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Da rivedere l’attacco
Prima provare a non prenderle e poi tentare di costruire qualche trama offensiva sfruttando la velocità di Zaccagni da una parte e di Pedro e Cancellieri ieri sera, in attesa del rientro di Isaksen alle prese ancora con i postumi della mononucleosi. E qui arrivano le dolenti note perchè con la squadra schierata molto indietro, a protezione dei propri venti metri, una volta intercettata la palla diventa difficile risalire tutto il campo per arrivare a servire un pallone giocabile a Castellanos, sempre apparso troppo solo al centro dell’attacco. Sarri sta aspettando anche di capire chi tra il senegalese Dia, rivisto in campo soltanto ieri dopo una settimana ai box per un problema alla caviglia, e il Taty possa riuscire a incidere di più.

Dimenticare il tutti all’attacco di baroniana memoria, la Lazio di Sarri penserà prima a non prendere gol, quindi il lavoro fino ad ora è stato improntato nel rendere perfetti i meccanismi difensivi, al netto dell’errore individuale che, come ieri, alla fine è costato la sconfitta. Riacquistate tutte le certezze difensive, poi si passerà alla fase offensiva per trovare quelle soluzioni che possano permettere agli attaccanti di battere a rete con maggiore frequenza. Ecco, se vogliamo davvero trovare un motivo di preoccupazione è proprio quello che nelle ultime due partite la squadra ha tirato in porta pochissime volte, Castellanos e poi nel secondo tempo di ieri anche Dia sono sembrati abbandonati a se stessi, ma c’è ancora tempo per limare tutti i dettagli.