Velasco, il mago della panchina: solo un giocatore lo ha fatto impazzire. Ed era della Lazio

Il ct argentino ha portato a casa l’ennesimo trionfo della sua carriera. Anche nella Lazio riuscì a vincere: ma dovette fare i conti con un giocatore che lo mise in grossa difficoltà

Julio Velasco è l’uomo del giorno. Il ct della Nazionale di Pallavolo ha guidato le azzurre alla vittoria del titolo Mondiale. L’ennesimo trionfo di una carriera eccezionale di un tecnico che ha scritto la storia della Pallavolo e dello sport italiano. Velasco è stato in grado di riscrivere più volte la storia. Ha allenato e vinto con numerosi club italiani, ed ha guidato la Nazionale maschili e femminile ad un elenco interminabile di successi. Alla guida degli uomini ha portatio a casa due Campionati Mondiali (1990, 1994), tre Campionati Europei (1989, 1993, 1995), cinque World League (1990, 1991, 1992, 1994, 1995), un Grand Champions Cup (1993), una Coppa del Mondo (1995), un World Top Four (1994) e un World Super Challenge (1996). Con la nazionale femminile italiana invece: una medaglia d’oro ai Giochi Olimpici (Parigi 2024), un Campionato Mondiale (2025)e una Volleyball Nations League (2024).

Julio Velasco trionfa con l'Italia
Velasco, il mago della panchina: solo un giocatore lo ha fatto impazzire. Ed era della Lazio – lalazio.com – LA PRESSE FOTO

Una vita costellata di successi, portati a casa dalla sua grande capacità di gestire i gruppi che gli sono stati assegnati. Velasco è un uomo che ha fatto della mentalità vincente, il suo stile di vita. E che lo ha portato a lasciare il segno in tutti i campi nei quali si è trovato a lavorare. In pochi se lo ricordano, ma nella sua straordinaria carriera, ha lavorato e vinto anche nel mondo del calcio. E con la Lazio. La sua avventura nella capitale è nata e vissuta nell’arco di trecentosessantacinque giorni. Ma è stata intensa, e fruttuosa.

Velasco e l’avventura alla Lazio: una scelta di Cragnotti

Velasco arriva alla Lazio l’estate del 1998, grazie ad un’idea del patron Sergio Cragnotti. Un vero e proprio rivoluzionario, capace di iniziare un processo di modernizzazione e di cambiamento totale nel mondo biancoceleste: inizia acquistando i giocatori più forti, prosegue rivoluzionando l’assetto societario e sconvolge l’abitudinario metodo di gestione della società portando all’ordine del giorno termini come plusvalenze, minusvalenze, aumenti di capitale, flussi di entrate, opa e tanti altri slogan finanziari, inizialmente sconosciuti ai tifosi, ma diventati in breve tempo di pubblico dominio. Ma le rivoluzioni più grandi della sua gestione si sono vissute a cavallo tra il maggio e l’agosto del 1998: prima fa entrare la sua Lazio in Borsa, diventando il primo club calcistico italiano a sperimentare un’avventura di questo tipo. Poi, stupisce tutti, con un innesto societario inaspettato e curioso.

Cragnotti e Velasco
Velasco e l’avventura alla Lazio: una scelta di Cragnotti – lalazio.com – La Presse foto

Cragnotti volle al suo fianco un uomo in grado di trasferire all’intero gruppo di lavoro biancoceleste una mentalità vincente. Chi meglio di Julio Velasco? Per l’argentino si tratta della prima esperienza nel mondo del calcio: Cragnotti disegna per lui il ruolo di Direttore Generale. Per un uomo nato e cresciuto nel mondo della pallavolo, non fu facile cambiare mondo, abitudini, modi di vivere completamente diversi. “All’inizio non fu facile. Molti parlarono di problemi ambientali, di diatribe con i dirigenti dell’epoca. Tutto falso”, ha ricordato in un’intervista che mi rilasciò qualche anno fa. Eppure qualcosa accadde: il primo giorno di ritiro Velasco scese in campo con la tuta e gli scarpini insieme ai giocatori e questa cosa non fu ben vista: né dalla squadra, né dagli altri dirigenti. “Forse inizialmente qualcuno poteva pensare che da parte mia c’era la voglia di mettermi in evidenza e di farmi notare attraverso questi gesti che, solo in seguito, ho capito non essere all’ordine del giorno nel calcio. Mi sentivo ancora uomo di campo, ma non avevo voglia di manifestarlo ai quattro venti. Volevo solo studiare bene l’ambiente all’interno della squadra. Ma da quel giorno ho capito che nel calcio i dirigenti devono svolgere ruoli diversi. E meno si vedono e meglio è”.

Il consiglio a Sergio Conceicao prima della finale a Birmingham

Velasco resta un anno alla Lazio, nella stagione 98-99, quella che si chiude con lo scudetto vinto dal Milan con un punto di vantaggio sui biancocelesti. Per i tifosi fu una delusione enorme, mitigata però dal successo nella Coppa delle Coppe: il primo trofeo internazionale nella storia del club. Prima della finale con il Mallorca, disputata a Birmingham, Velasco aspetta ogni calciatore e li saluta dandogli una pacca sul cuore. Un segno di incoraggiamento e di forza. Proprio in quell’occasione, l’argentino si ritrova a fare i conti con un calciatore che lo mette in difficoltà. Nella sua lunga carriera non ha mai temuto le scelte e il fatto di comunicare ai calciatori anche decisioni negative. Ma in quell’occasione ci fu chi lo mise in difficoltà.

VVelasco e Sergio Conceicao - lalazio.com
Il consiglio a Sergio Conceicao prima della finale a Birmingham – lalazio.com – La Presse foto

“Avevano una grandissima carica, ma il mio lavoro fu importante non solo per quelli che scesero in campo. Anzi ricordo un particolare che riguarda un giocatore che inizialmente partì dalla panchina”, ricorda Velasco. “Uno di quelli che in quella stagione diede un apporto straordinario, ma che aveva un carattere particolare. Uno di quelli che non riusciva a digerire il turn over e le panchine: Sergio Conceicao”. Eriksson gli preferì inizialmente Stankovic, che giocò nel ruolo di esterno destro. “Quando Eriksson comunicò ai giocatori la formazione, Conceicao non reagì bene. Lo vidi, strano, preoccupato, forse sul punto di esplodere. Andai a parlarci e capii che era furioso con il mister. Eriksson lo aveva messo in panchina e lui ci teneva tantissimo a giocare. Mi sono avvicinato a lui e gli ho detto: ‘Sergio, stai tranquillo, il mister ti tiene in grande considerazione. Non sprecare la tua concentrazione per arrabbiarti. Non sprecare la tua grinta per il nervosismo. Pensa alla partita. Devi essere pronto in qualsiasi momento perché so che il mister può avere bisogno di te’. E’ infatti fu così. Conceicao entrò nella ripresa e giocò una gran partita”.

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