Lazio, il retroscena di mercato su Mihajlovic: la verità dopo tanti anni

La scomparsa di Sinisa Mihajlovic ha lasciato un vuoto enorme nei tifosi e in chiunque ha avuto modo di conoscerlo personalmente. Conoscete la modalità del suo arrivo alla Lazio nel 1998?

Sinisa Mihajlovic non c’è più. L’ex calciatore, tra le altre della Lazio, si è spento venerdì 16 dicembre a Roma, presso la clinica Paideia. 

Mihajlovic
Sinisa Mihajlovic in azione con la maglia della Lazio – Lalazio.com

La scomparsa ha addolorato la sua famiglia, i tifosi e gli appassionati di calcio, ma anche tutte quelle persone che hanno avuto modo di incontrarlo. I funerali si svolgeranno domani mattina a Roma alla basilica di Santa Maria degli Angeli.

Mihajlovic, nel corso della sua carriera da calciatore, ha vestito la maglia della Lazio per sei stagioni: dal 1998 al 2004. Arrivò in biancoceleste nell’estate del ’98 dalla Sampdoria per quasi 22 miliardi di lire e nelle sue stagioni alla Lazio conquistò svariati trofei: 1 Scudetto, 2 Coppa Italia, 2 Supercoppa Italiana, 1 Coppe delle Coppe, 1 Supercoppa UEFA.

Lazio, il retroscena sull’acquisto di Mihajlovic

L’ex presidente della Lazio, Sergio Cragnotti, in queste ore ha rilasciato un’intervista a La Repubblica in cui ha ricordato l’arrivo in biancoceleste di Mihajlovic. Il difensore serbo, come svelato da Cragnotti, fu acquistato dalla Lazio sotto consiglio di Roberto Mancini. 

Lazio, il retroscena sull’acquisto di Mihajlovic  – Lalazio.com

Queste, nel dettaglio, le parole di Cragnotti: “Avevamo appena perso la finale di Coppa Uefa con l’Inter, Roberto Mancini venne da me e mi disse che per fare il salto di qualità, per acquisire la mentalità vincente che serviva, dovevamo portare alla Lazio un leader. Ma non uno qualsiasi, mi indicò proprio Sinisa Mihajlovic. Seguii il suo consiglio”.

L’ex presidente biancoceleste ha poi ricordato le grandi qualità di Mihajlovic: “Beh, impressionante quel suo modo di calciare le punizioni. Una volta segnò così tre reti nella stessa partita, da impazzire. Aveva la potenza di Roberto Carlos ma era più preciso. Con lui, ogni punizione poteva diventare un gol: i tifosi lo adoravano, per questo e per lo spirito guerriero”.